La sfida prioritaria con cui Polizia e Forze dell’ordine – non solo in Italia – sono costrette a confrontarsi oggi è rappresentata dal terrorismo compreso quello “fai da te”, che complica enormemente la possibilità di controllare, prevenire, intercettare gli attori di una minaccia che non conosce limiti e confini. Un terrorismo molecolare, un rischio fluido e diffuso, un lavoro impegnativo inevitabilmente esposto e limiti ed errori. Eppure i nostri uomini proseguono costantemente lungo una strada impervia, nel tentativo di neutralizzare in tempo fanatici, simpatizzanti, quella vasta galassia di soggetti che per ragioni di vario tipo si sono radicalizzati ed addestrati anche in Occidente. Apparentemente normali ed integrati, covano spesso, in realtà, frustrazione e risentimento, alla ricerca di un’identità in cui potersi finalmente riconoscere.
Il fenomeno non è mai stato sottovalutato, ciononostante ci sono stati esiti drammatici, come i più recenti attentati in Europa hanno dimostrato con inconfutabile evidenza. Questa è la nuova frontiera del terrorismo jihadista.
L’ultima sentenza del Tribunale di Brescia, ribadisce e conferma il proprio orientamento nonostante il rinvio della Cassazione in merito al caso di Gafur Dibbrani, lasciandoci attoniti perché sembra francamente non cogliere il carattere di questa minaccia. Il presunto confine tra propaganda e condivisione, rischia di aprire la strada ad una pericolosissima deriva e di incoraggiare tutti coloro che penseranno di poter utilizzare la brevità dei propri messaggi attraverso il salvacondotto dei social network. Ma siamo proprio sicuri di voler servire ad un terrorismo pronto a colpire nei modi più subdoli ed inaccettabili una così facile giustificazione precostituita?
12 giugno 2017 – Terrorismo: Siap-Anfp, pericoloso distinguere tra propaganda e condivisione
“La sfida prioritaria con cui Polizia e Forze dell’ordine – non solo in Italia – sono costrette a confrontarsi oggi è rappresentata dal terrorismo compreso quello ‘fai da te’, che complica enormemente la possibilità di controllare, prevenire, intercettare gli attori di una minaccia che non conosce limiti e confini. Un terrorismo molecolare, un rischio fluido e diffuso, un lavoro impegnativo inevitabilmente esposto e limiti ed errori. Eppure i nostri uomini proseguono costantemente lungo una strada impervia, nel tentativo di neutralizzare in tempo fanatici, simpatizzanti, quella vasta galassia di soggetti che per ragioni di vario tipo si sono radicalizzati ed addestrati anche in Occidente”. Lo sottolineano in una dichiarazione congiunta segretario generale Siap Giuseppe Tiani e il segretario nazionale Anfp Enzo Marco Letizia.
“Apparentemente normali ed integrati, covano spesso, in realtà, frustrazione e risentimento, alla ricerca di un’identità in cui potersi finalmente riconoscere. Il fenomeno non è mai stato sottovalutato, ciononostante -rilevano- ci sono stati esiti drammatici, come i più recenti attentati in Europa hanno dimostrato con inconfutabile evidenza. Questa è la nuova frontiera del terrorismo jihadista”.
“L’ultima sentenza del Tribunale di Brescia, ribadisce e conferma il proprio orientamento nonostante il rinvio della Cassazione in merito al caso di Gafur Dibbrani, lasciandoci attoniti perché sembra francamente non cogliere il carattere di questa minaccia. Il presunto confine tra propaganda e condivisione, rischia di aprire la strada ad una pericolosissima deriva e di incoraggiare tutti coloro che penseranno di poter utilizzare la brevità dei propri messaggi attraverso il salvacondotto dei social network. Ma siamo proprio sicuri -si chiedono Tiani e Letizia- di voler servire ad un terrorismo pronto a colpire nei modi più subdoli ed inaccettabili una così facile giustificazione precostituita?”.