(AGI) – Roma, 8 lug. – I casi di afroamericani uccisi dagli agenti negli Stati Uniti “non sarebbero mai accaduti in Italia”, dove i poliziotti possono usare armi da fuoco solo come extrema ratio, cercando di evitare sempre di colpire organi vitali. E’ l’analisi che emerge dai rappresentanti della Polizia italiana che osservano anche come vi sia un problema fondamentale di diffusione delle armi negli Usa e lamentano che semmai in Italia esiste un problema opposto, quello di una legislazione che limita gli interventi delle forze dell’ordine.
Nel sistema americano “c’e’ un eccesso di durezza, ma c’e’ il rispetto dell’autorita’”, ha spiegato all’Agi Giuseppe Tiani, segretario del Sindacato italiano appartenenti Polizia (Siap), secondo il quale “in Italia abbiamo invece un eccesso di debolezza”. “Lo Stato”, ha aggiunto Tiani, “non offre tutela legale agli agenti e non abbiamo piu’ neppure il reato di oltraggio a pubblico ufficiale”. “Non siamo tutelati, finiamo sempre sotto processo”, ha proseguito Tiani, “se un’auto forza l’alt e scappa in teoria saremmo autorizzati a sparare, ma solo sulla carta perche’ l’agente poi passa i guai”.
Per Daniele Tissone, segretario generale della Silp Cgil, il vero problema e’ la diffusione delle armi negli Stati Uniti. “Senza voler assolutamente giustificare gli agenti” che hanno ucciso i due afroamericani, “il fatto che tutti siano armati provoca maggiori criticita’”. “Se si mettesse mano alla legislazione negli Usa sul possesso delle armi, questo potrebbe portare a un abbassamento del livello di tensione”, ha spiegato Tissone. “Certo, la nostra normativa, forse troppo garantista, puo’ mettere in condizioni di difficolta’ gli operatori di polizia, ma serve a salvare vite innocenti”.
“Se negli Stati Uniti c’e’ un eccesso” nelle reazioni dei poliziotti, “qui in Italia c’e’ un eccesso all’opposto”, ha spiegato Gianni Tonelli, segretario del Sindacato autonomo di Polizia (Sap), nel giorno in cui 5 agenti sono stati uccisi a Dallas da cecchini, nel corso di una marcia di protesta per la morte dei due afroamericani a Baton Ruouge e St.Paul. Nel nostro Paese, “a differenza degli Usa, non abbiamo regole di ingaggio”, ha spiegato Tonelli, “se una persona scappa dopo aver ucciso 40 persone gli agenti non possono sparare per fermarla, se uno mi accoltella e poi fugge e’ la stessa cosa”.
“Si tratta di due ordinamenti giuridici difficili da paragonare”, ha sottolineato Lorena La Spina, segretario nazionale dell’Anfp, Associazione nazionale funzionari di Polizia. “Da noi l’uso delle armi e’ giustificato solo all’interno di limiti ben precisi”, tenendo presenti i principi della “necessita’, della proporzionalita’ e della gradualita’”. “Da noi la vita e l’integrita’ fisica delle persone sono inviolabili”, ha aggiunto La Spina, “gli agenti sono addestrati per non colpire punti vitali e viso, l’obiettivo non e’ eliminare il soggetto, ma vincere la resistenza e immobilizzarlo”. (AGI)
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