38-3napolitanoIllustrissimo Presidente,

è per noi motivo di conforto ed incoraggiamento il sostegno che, in ogni occasione, Lei ha inteso manifestare nei confronti del nostro operato, sottolineando come l’ordinamento democratico delle forze di polizia rappresenti un decisivo baluardo per la tutela delle libertà e dei diritti dei singoli e un presidio della difesa delle istituzioni.

È questo, tra l’altro, uno dei principi cardine della legge 121 del 1981, tutt’oggi in vigore e in via di revisione. E ci rassicura la sua raccomandazione a intraprenderne l’aggiornamento nel rispetto di alcuni principi irrinunciabili, il primo dei quali, come Lei ha ricordato recentemente, deve essere quello del mantenimento di un’articolazione nazionale rappresentata dal ministro e dai prefetti, ma anche dai comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza, sia a livello nazionale che provinciale.

Nell’accogliere con grata soddisfazione il riconoscimento del nostro ruolo e la riconferma della Sua fiducia, ci preme, tuttavia, rappresentarLe la nostra preoccupazione per una possibile sottovalutazione – nel processo di revisione – del ruolo fondamentale da attribuire al questore con l’obiettivo di assicurare il definitivo consolidamento di un reale coordinamento tra le forze di polizia, ispirato all’esigenza di mantenere la pluralità dei singoli corpi, assicurando, al contempo, un’effettiva cooperazione interistituzionale.

La pressione di una crisi drammatica che ha assunto i connotati di una emergenza economica, sociale e morale e che incrementa sempre più il manifestarsi di situazioni di conflittualità, di tensioni radicali ed estreme, di antagonismo che, pur traendo origine da legittime istanze, minaccia di ledere i diritti di molti, impone di rivedere le modalità di mantenimento dell’ordine pubblico come componente cruciale della sicurezza e raccomanda, al tempo stesso, l’esaltazione di ruoli e competenze strategiche per il complessivo sistema delle garanzie, dei diritti e dell’armoniosa convivenza.

Come Lei, Signor Presidente, ha spesso ricordato, si tratta di una sfida che il Paese non può permettersi di perdere: riavvicinare i cittadini alla buona politica, restituendo autorevolezza alle loro rappresentanze, ridando forza alle istituzioni, attribuendo la necessaria credibilità all’idea stessa dell’unità della nazione e promuovendo partecipazione. Tutto ciò affinché anche i conflitti sociali vengano ricomposti e mediati nell’ambito del dialogo e della serena negoziazione proprie del sistema democratico, oltre che della leale collaborazione tra i distinti attori sociali.

Per questo motivo non possiamo esimerci dal sottolineare l’opportunità che nel contesto della produzione normativa e prima di tutto nella cultura e nella percezione della sicurezza, sia assicurata centralità ed autorevolezza alla figura del questore, in considerazione dell’indefettibile funzione di garanzia da sempre esercitata nel rapporto tra cittadini e forze dell’ordine, così come nella relazione tra collettività ed istituzioni preposte al mantenimento della garanzia di un’armoniosa convivenza. Ed infatti, proprio grazie alla qualificata presenza sul territorio ed alla conoscenza delle criticità e del complessivo contesto locale, compete al questore la delicata valutazione dei fenomeni e delle necessità della collettività nel suo insieme, così da assicurare tempestività ed efficacia agli interventi predisposti. E riteniamo che al questore, in stretta collaborazione con il prefetto e in sinergia con i sindaci e le altre autorità locali, possa essere attribuito il coordinamento delle risorse disponibili sul territorio, secondo la tanto auspicata logica di coesione istituzionale.

Già nell’attuale assetto normativo al questore sono affidate la direzione, la responsabilità e la gestione tecnico operativa dei servizi di ordine e sicurezza pubblica della provincia di competenza, nella sua qualità di soggetto che rappresenta e a cui fa capo il sistema di tutela unitaria e conforme della sicurezza dei cittadini. Il momento difficile che il nostro Paese si trova a fronteggiare, suggerisce di rafforzarne il ruolo e le competenze, ad ulteriore tutela di una sicurezza intrinsecamente democratica e partecipata.

La diffidenza e la paura per un futuro percepito più come un rischio che come una reale aspettativa, la minaccia costituita dall’innalzamento nel Paese dei livelli di tolleranza dell’illegalità, la diffusione dei fenomeni di corruzione, concorrono a erodere quei vincoli di coesione sociale che rappresentano una condizione indispensabile per uscire dall’“emergenza”.

Proprio per questi motivi è necessario offrire ai cittadini soluzioni e risposte alla domanda di sicurezza, attraverso soluzioni autorevoli, ma non autoritarie, efficienti, trasparenti, professionali, che siano frutto di una razionale pianificazione, anziché della demagogica strumentalizzazione delle esigenze della collettività e che non possono prescindere dal rafforzamento di risorse, mezzi e preparazione degli operatori delle forze di polizia, come riteniamo indispensabile per una moderna democrazia.

Nell’esprimerLe, ancora una volta, la nostra riconoscenza per la stima e la fiducia che sempre rinnova nei confronti dell’operato delle forze dell’ordine, il cui compito è reso ancor più difficile dalla carenza di risorse che caratterizza l’attuale contesto, ci è gradito sottoporre alla Sua autorevole attenzione le nostre osservazioni, con la speranza di poter offrire un piccolo contributo allo sviluppo del Paese e al rafforzamento della sua democrazia.

Enzo Marco Letizia

LETTERA PRESIDENTE NAPOLITANO DEL 19 LUGLIO 2011