Polizia: funzionari a Di Cesare, lei non conosce “questurini” (AGI) – Roma, 2 mar. – Un invito a “mettersi nei panni” dei poliziotti, a “ripensarci” e a “chiedere scusa”. Lorena La Spina, consigliere dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, sceglie la strada della ‘lettera aperta’ per rivolgersi direttamente alla filosofa e saggista Donatella Di Cesare che nel corso di una puntata di “Di Martedi’” ha detto (riferendosi a Piantedosi e alla tragedia di Cutro) che “un ministro, per quanto tecnico, non puo’ parlare come un questurino”. “La professoressa Di Cesare – ricorda La Spina – pochi istanti prima, aveva citato ‘La banalita’ del male’ di Hannah Arendt, ricordandone la scaturigine nell”assenza di pensiero’, nella mancanza di empatia, ‘(nel)l’incapacita’ di immaginare, di mettersi nei panni dell’altro”. Sorprendente nemesi, in effetti”. (AGI)Bas (Segue)
Polizia: funzionari a Di Cesare, lei non conosce “questurini”(2) – (AGI) – Roma, 2 mar. – “L’Associazione nazionale funzionari di polizia – continua l’ex segretaria nazionale – che rappresenta le centinaia di colleghi che ogni giorno lavorano con l’obiettivo di rendere migliore la vita degli altri, aiutandoli nelle difficolta’ del quotidiano, anche solo per alleviare la solitudine, la paura, lo smarrimento dei piu’ deboli o intervenendo in contesti critici, rischiosi e difficili, ponendo a repentaglio spesso anche la propria incolumita’, sacrificando costantemente le proprie famiglie per ‘essercisempre’, la invita caldamente a ripensare alle sue parole e a mettersi nei panni dei tanti poliziotti, che con altezzoso disprezzo ha inteso svilire, definendoli indistintamente ‘questurini’ (tutti quanti, medici inclusi, perche’ tra di noi ci sono anche quelli); gli stessi pronti ad accogliere le centinaia di profughi che arrivano esausti sui barconi, fornendo loro le prime cure e l’assistenza necessaria. E la invita a chiedere scusa – prosegue – Perche’ solo questo potrebbe porre rimedio alla ‘banalita” dello stesso ‘male” da lei rimproverato al ministro e a noi ‘questurini’, in cui pure e’ incorsa con un’enorme superficialita’, che non fa certo onore al suo titolo accademico ed al ruolo educativo che lei ha scelto di ricoprire”. “Proprio l’esercizio critico del pensiero, quale antidoto all’odiosita’ del male – si legge ancora nella lettera – avrebbe dovuto suggerirle maggior prudenza, tanto piu’ a lei che dell’uso del pensiero e delle parole fa professione. Quelle che ha pronunciato, al contrario, segnano una distanza siderale dal nostro mondo, che, invece, e’ quello di tutti e quindi anche il suo. Ci asteniamo, per brevita’, dal rammentarle i nomi dei troppi caduti della Polizia di Stato, che col loro sacrificio hanno onorato l’impegno assunto nei confronti del nostro amato Paese e di tutti coloro che in esso vivono, cittadini e non, senza distinzione alcuna, con lo stesso impegno, con la stessa passione, con la stessa forza, con la stessa responsabilita’. I ‘questurini’ – conclude La Spina – forse lei non li conosce bene e magari, chissa’, qualche volta potra’ in futuro persino capitarle di averne bisogno, con la certezza di trovare in loro comprensione, umanita’ ed ascolto”. (AGI)