La decisione della Questura di Roma di vietare le manifestazioni pro Palestina del 5 ottobre è fondata dal punto di vista tecnico-giuridico per motivi legati alla sicurezza pubblica e alla tutela dell’ordine. In particolare, la motivazione del divieto è basata sul rischio di esaltazione del conflitto, con possibili riferimenti alla data del 7 ottobre come celebrazione di un eccidio, il che rende necessario intervenire per prevenire potenziali pericoli per l’ordine pubblico. Tale decisione è in linea con il bilanciamento tra il diritto costituzionale alla manifestazione del pensiero e la necessità di evitare situazioni che possano sfociare in disordini o atti di violenza.
Le Autorità di Pubblica Sicurezza hanno il dovere di agire in modo preventivo quando esiste il rischio che una manifestazione possa incitare a violenze o esaltare stragi ed eccidi, come evidenziato dalle preoccupazioni esposte dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il divieto non rappresenta un attacco al diritto di manifestare, ma piuttosto una misura volta a garantire che le manifestazioni si svolgano in condizioni di sicurezza e non diventino occasioni per ulteriori tensioni o provocazioni che possano innescare una spirale di turbative e violenze.
(AGI) – Roma, 1 ott. – “La decisione della questura di Roma di vietare le manifestazioni pro Palestina del 5 ottobre e’ fondata dal punto di vista tecnico-giuridico per motivi legati alla sicurezza pubblica e alla tutela dell’ordine”. A sottolinearlo e’ Enzo Letizia, segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia.
“In particolare – continua Letizia – la motivazione del divieto e’ basata sul rischio di esaltazione del conflitto, con possibili riferimenti alla data del 7 ottobre come celebrazione di un eccidio, il che rende necessario intervenire per prevenire potenziali pericoli per l’ordine pubblico. Tale decisione e’ in linea con il bilanciamento tra il diritto costituzionale alla manifestazione del pensiero e la necessita’ di evitare situazioni che possano sfociare in disordini o atti di violenza.
Le autorita’ di pubblica sicurezza hanno il dovere di agire in modo preventivo quando esiste il rischio che una manifestazione possa incitare a violenze o esaltare stragi ed eccidi, come evidenziato dalle preoccupazioni esposte dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi”.
Secondo il leader sindacale, “il divieto non rappresenta un attacco al diritto di manifestare, ma piuttosto una misura volta a garantire che le manifestazioni si svolgano in condizioni di sicurezza e non diventino occasioni per ulteriori tensioni o provocazioni che possano innescare una spirale di turbative e violenze”. (AGI)
Mo: Anfp, ‘bene divieto manifestazione pro Palestina per evitare disordini e violenza’ Roma, 1 ott ADNKRONOS
“La decisione della Questura di Roma di vietare le manifestazioni pro Palestina del 5 ottobre è fondata dal punto di vista tecnico-giuridico per motivi legati alla sicurezza pubblica e alla tutela dell’ordine. In particolare, la motivazione del divieto è basata sul rischio di esaltazione del conflitto, con possibili riferimenti alla data del 7 ottobre come celebrazione di un eccidio, il che rende necessario intervenire per prevenire potenziali pericoli per l’ordine pubblico. Tale decisione è in linea con il bilanciamento tra il diritto costituzionale alla manifestazione del pensiero e la necessità di evitare situazioni che possano sfociare in disordini o atti di violenza”. Così, in una nota, il Segretario Nazionale Enzo Letizia dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia.
“Le autorità di pubblica sicurezza hanno il dovere di agire in modo preventivo quando esiste il rischio che una manifestazione possa incitare a violenze o esaltare stragi ed eccidi, come evidenziato dalle preoccupazioni esposte dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il divieto – spiegano – non rappresenta un attacco al diritto di manifestare, ma piuttosto una misura volta a garantire che le manifestazioni si svolgano in condizioni di sicurezza e non diventino occasioni per ulteriori tensioni o provocazioni che possano innescare una spirale di turbative e violenze”.