Signor Capo della Polizia,
ormai da alcuni anni, il nostro Paese e l’intera Europa stanno attraversando una grave crisi economica, cui si accompagnano la più grande emergenza migratoria del secondo dopoguerra e la minaccia incombente del terrorismo internazionale. Tutto questo incide fortemente sul nostro lavoro, aggravando la complessità dell’ordine pubblico, determinando oneri aggiuntivi e pesantissimi per la gestione dei flussi migratori e ponendoci di fronte a nuove sfide, per le quali non sempre disponiamo degli organici e dei mezzi che invece sarebbero necessari. Se è vero che l’attuale Governo ha adottato una serie di iniziative che dimostrano una sostanziale inversione di tendenza in materia di sicurezza pubblica, è altrettanto vero che molto resta ancora da fare, a cominciare dall’individuazione di risorse aggiuntive per finanziare il progetto di revisione dei ruoli della Polizia di Stato. Si tratta di un tema sul quale si concentrano le aspettative di tutto il personale, inclusi i funzionari, la cui condizione resta tuttora atipica e demotivante nel più vasto panorama della dirigenza del pubblico impiego. Del resto, abbiamo più volte avuto occasione di osservare che la sicurezza non può essere considerata al pari di un qualunque costo da tagliare, ma deve essere, al contrario, valutata come una risorsa, che costituisce una vera e propria precondizione dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese.
Gli organici sono già in sofferenza e con il blocco del turn over disposto dalla spending review del Governo Monti, nel 2014 sono venute meno altre 10mila unità nelle forze dell’ordine e nel 2015 il vuoto organico si è dilatato di ulteriori 13mila operatori. L’età media nella Polizia di Stato è oggi ben oltre i 46 anni, soglia destinata ad aumentare ulteriormente, in quanto l’età media d’ingresso dei giovani poliziotti non è inferiore ai 25 anni, a causa dell’obbligo di assumere poliziotti tra chi ha già effettuato la “ferma breve volontaria”, solo di recente abolito.
Dal 2010 ad oggi il parco automezzi della Polizia di Stato si è ridotto da 29mila a 22mila veicoli. Il progetto del Dipartimento della P.S. prevede la chiusura di una serie di uffici a causa della grave carenza di organico della Polizia di Stato, che, a fronte di una previsione di 107.000 unità, ne conta oggi poco più di 94.000, calibrando la nuova organizzazione su una previsione di 95.300 unità.
Le risorse umane e la formazione sono elementi indispensabili al fine di mantenere aliquote di organico commisurate alle effettive esigenze operative e per assicurare l’efficienza e l’efficacia degli interventi richiesti.
Qualsiasi valutazione comparativa con altri Stati in merito ai costi della sicurezza dovrà tener conto della specificità italiana. Solo in Italia e in nessun altro Paese avanzato, sono radicate e ramificate tre potenti ed influenti organizzazioni criminali – mafia, ’ndrangheta e camorra – che condizionano la vita pubblica e l’economia di tre grandi regioni – Campania, Calabria e Sicilia – il cui numero complessivo di abitanti è maggiore di quello di molti degli Stati dell’Unione Europea. Peraltro, le mafie hanno esteso la loro presenza anche in molte altre regioni italiane, territori di influenza non tradizionali, ma assai appetibili per il particolare dinamismo economico e imprenditoriale che li connota. La criminalità organizzata alimenta la corruzione e la violenza, disponendo di risorse finanziarie pressoché illimitate. L’economia che si nutre delle attività di queste organizzazioni inquina i circuiti finanziari e del credito, altera la concorrenza e le regole del mercato e del lavoro, mette in crisi gli imprenditori onesti. Secondo i dati della Banca d’Italia, l’economia sommersa ha in Italia un peso pari al 31% del PIL. L’attività di contrasto ha bisogno di persone, strumenti e risorse finanziarie in misura tale da non avere termini di paragone con altri Paesi.
In sintesi, la prevenzione e il contrasto della criminalità in Italia hanno costi necessariamente più elevati rispetto a quelli di altri Paesi.
In tale già problematico contesto, si inserisce, peraltro, il tema dell’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato da parte dell’Arma dei Carabinieri, sul quale ci siamo ripetutamente pronunciati in senso assai critico, specie in considerazione degli evidenti profili di criticità connessi alla militarizzazione del personale e delle rilevanti funzioni dal medesimo svolte. (………)