19-11alfano

 

Signor Ministro Alfano,
premesso che siamo consci delle difficoltà causate dalla crisi economica e finanziaria, in parte certamente aggravate dall’instabilità del quadro politico e dalla crisi endemica delle classi dirigenti, quadro che ha prodotto una ulteriore mancanza di fiducia del paese verso la politica e le istituzioni. Ciò detto, segnaliamo che nel mese di giugno si è registrato un avanzo nelle casse dello Stato, in via provvisoria, di oltre 14 miliardi di euro, superiore di ben 8 miliardi rispetto al risultato dello stesso mese dell’anno precedente. Questa liquidità, ha consentito al Ministro dell’Economia, di poter gestire meglio la politica di bilancio in sintonia con le direttive europee, considerato, tra l’altro, che la solida maggioranza numerica che sostiene il Governo delle “larghe intese o istituzionale” ha consentito alla Commissione Europea di fare uscire l’Italia dalla morsa della procedura di infrazione per eccesso di debito. I benefici saranno esigibili a partire dal 2014, anno in cui si dovrebbero liberare risorse finanziarie tra i 10 e i 12 miliardi di euro, risorse che possono consentire di intervenire anche sui rinnovi contrattuali e alleggerire il cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti come i poliziotti. Tale positivo quadro, ha messo il Governo nelle condizioni di affrontare meglio le fibrillazioni politiche in seno alla maggioranza, considerate le diverse visioni sulla gestione dei temi fiscali dei partiti che lo sostengono, al fine di rilanciare l’economia e rendere più effettiva la politica dell’occupazione sul piano generale, resta prioritaria per noi quella giovanile.

Centralità dell’Ordine e Sicurezza Pubblica – bene comune

Nei giorni scorsi un’indagine della Banca d’Italia si è fatta interprete della preoccupazione diffusa che la crisi economica determini un incremento delle attività illegali: non solo per una maggiore permeabilità del tessuto economico e finanziario alle infiltrazioni criminali, ma anche per il conseguente aumento dei reati contro la proprietà, tipologia di reati che non richiedono particolari abilità delinquenziali. Le stime indicano che una riduzione dell’attività economica del 10% a livello locale, causerebbe un aumento dei furti pari a circa il 6%. La diffusione della microcriminalità, nel clima generalizzato di incertezza e di riduzione delle aspettative dei cittadini per il proprio futuro, condiziona negativamente in modo esponenziale la percezione della sicurezza, aspetto non secondario, considerato che mina ulteriormente la fiducia nelle istituzioni e incide sui processi di tenuta della coesione sociale. È, quindi, sempre più necessario rispondere alla domanda che sale dalle piazze, dai luoghi di lavoro, dalle scuole e che testimonia il malessere e la paura del futuro. Servono azioni che oltre a ricreare le premesse di equità sociale e redistribuzione più giusta della ricchezza, indispensabili per un crescita armonica, creino le condizioni di ripristino della legalità e rafforzino il senso del dovere di una comunità. È ora di smetterla di chiederci quanto costi la sicurezza; essa non può rappresentare solo un costo economico per le politiche di bilancio del paese. Chiediamoci invece, quanto costano la criminalità e l’illegalità al Paese. L’ordine e la sicurezza pubblica sono un bene comune necessario per la collettività e le istituzioni, il ruolo dei poliziotti e le funzioni attribuite alla Polizia di Stato sono l’architrave su cui si poggia la democrazia della nostra Repubblica, attraverso cui sono resi fruibili: il diritto a una vita armoniosa e ordinata, alla libertà di espressione, alla proprietà e la sua conservazione, al godimento delle prerogative democratiche ecc … E la loro tutela richiede che i custodi incaricati di mantenerla e valorizzarla, siano messi in condizione di esprimere al meglio la loro professionalità, con la soddisfazione che gli siano riconosciute le legittime aspettative economiche e di carriera.

Politica dei Redditi

Il fatto che i conti dello Stato stiano migliorando, grazie ai sacrifici di tutti i lavoratori e con il significativo contributo dei lavoratori di polizia, che devono gestire l’ordine e la sicurezza pubblica, movimenti di contestazione come quello dei No Tav o l’immigrazione, in un contesto sociale e politico molto critico, favorisce la possibilità di programmare e trovare soluzioni ai problemi economici e sociali più urgenti che, come sappiamo, richiedono la disponibilità di risorse finanziarie importanti. Il S.I.A.P e l’ANFP colgono e partecipano con spirito costruttivo e pratico all’odierno confronto con Lei, occasione per ricordaLe e rivendicare al Governo, che la stessa legittima prioritaria attenzione posta su alcuni dei temi dell’agenda politica, dovrà essere posta anche sull’ineludibile tema della politica dei redditi dei lavoratori. Riteniamo e ci aspettiamo, che l’esecutivo Letta – Alfano sostanzi, con una chiara inversione di impostazione nel breve periodo, quanto fatto dai Gabinetti precedenti (Berlusconi – Monti) proprio in tema di redditi e incrementi del salario dei dipendenti. Auspichiamo e chiediamo che il salario dei poliziotti possa essere messo in linea con la media dei paesi europei più avanzati, lo riteniamo necessario, giusto, doveroso e prioritario per tutti gli operatori del Comparto Sicurezza. Considerata tra l’altro, la rilevante delicatezza delle funzioni svolte dagli operatori di polizia e, la loro quotidiana esposizione professionale a una serie di pericoli e degenerazioni. Se si vuole favorire la ripresa dei consumi per cercare di uscire dalla crisi interna, tra le priorità deve esserci il rinnovo dei CCNL. Proprio per poter liberare quelle risorse necessarie per le fasce sociali più deboli, incentivando così anche i consumi. Solo mettendo più soldi in tasca alle famiglie abbiamo la possibilità di rilanciare processi economici virtuosi e di conseguenza la produzione industriale e il commercio. Siamo tra quelli che pensano che le imprese saranno invogliate ad assumere, se i consumatori daranno segnali di inversione di tendenza e, soprattutto non investiranno se non avranno la certezza di vivere in un paese civile e sicuro, ove gli standard legali e le patologie corruttive siano contenute in ambiti fisiologici per il tipo di società in cui viviamo, ma certamente non possono essere patologici o degenerativi. Quest’ultimo aspetto è una delle finalità della nostra missione istituzionale, specie per ciò che attiene all’ordine pubblico, al controllo del territorio e alla polizia di sicurezza e giudiziaria nel suo complesso, funzioni che vanno riqualificate e rilanciate in maniera adeguata, anche attraverso una rinnovata riqualificazione professionale e la revisione dei protocolli interni.

Effetti della Tassazione sul Reddito dei Poliziotti

Necessario l’incremento e la revisione sul piano tributario e fiscale di alcune componenti del salario dei poliziotti, come per esempio l’indennità pensionabile (c.d. indennità di polizia) o di alcuni dei parametri remunerativi del trattamento economico complessivo, sia nella parte fondamentale che accessoria (tanto per le indennità contrattuali che per quelle riservate alle specialità) delle retribuzioni e delle pensioni degli operatori del Comparto Sicurezza. Signor Ministro dell’Interno i poliziotti di ogni ruolo e qualifica dall’ Agente sino al Dirigente, così come per le funzioni attribuite all’Autorità di P.S. provinciali e locali, sono oggettivamente sottopagati, aspetto che deprime la dignità del nostro lavoro e l’autorevolezza che deve avere chi riveste funzioni pubbliche così delicate e complesse da gestire; uno stipendio adeguato meglio supporta l’evanescente tutela che consegue ai risvolti giudiziari e politici, o l’eco mediatico che producono i rischi connessi alle nostre attività di servizio, individuali o di reparto. Lei, siamo certi, sente questo fardello quanto noi, Le chiediamo dunque, di farsene politicamente e funzionalmente carico in seno alla maggioranza parlamentare che sostiene il Governo, di cui Lei è parte essenziale. Le famiglie dei poliziotti monoreddito, specie quelli che rivestono le qualifiche del ruolo Agenti e Assistenti che hanno la retribuzione più bassa, sfiorano da tempo la cosiddetta soglia della povertà, le criticità maggiori si rilevano tra i colleghi che sono obbligati a prestare il loro servizio nelle aree delle città metropolitane. Improcrastinabile riaprire la stagione dei rinnovi contrattuali, a partire dal 2014. Necessario un tavolo di confronto tra il Governo e le organizzazioni sindacali del Comparto Sicurezza sul tema degli incrementi retributivi e del sistema fiscale del nostro stipendio, troppo ampia è la forbice del cosiddetto cuneo contributivo. Gli elevati livelli di tassazione dello stipendio hanno eroso nel corso del tempo, anche quel che resta dell’ inadeguata specificità retributiva, rappresentata dalla voce salariale denominata “indennità pensionabile”, che incide direttamente e in maniera crescente sulle aliquote fiscali del nostro reddito, la differenza tra l’onere del costo del lavoro e il reddito effettivo percepito dall’operatore di polizia, ha narcotizzato gli effetti che “l’indennità di polizia” doveva produrre.

Incrementi Salariali e Inflazione Programmata

Il nostro stipendio è fermo al rinnovo contrattuale 2008 – 2009 e al relativo tasso d’inflazione programmata di quegli anni, che fu fissata all’1,7%. Nel solo 2008 la tabella dell’indice FOI (costo dei prezzi al consumo di operai e impiegati) di quell’anno, segnalava un incremento del più 3,2% dei prezzi su beni di prima necessità – proprio nel 2008, uno scostamento e una contrazione dell’1,5% del potere d’acquisto riconosciuto al nostro salario, (è facile comprendere anche per i non addetti ai lavori che lo scostamento ha di fatto reso nullo l’incremento retributivo derivante dal contratto). Il S.I.A.P. – ANFP richiedono l’impegno del Signor Ministro, affinché partendo dal Viminale “casa madre del Comparto Sicurezza”, sia insediata una più attenta cabina di regia per le esigenze del nostro personale, anche attraverso l’immediata istituzione di un “Tavolo di confronto alla Funzione Pubblica” – che sia in grado di supportare e integrare l’azione sindacale e politica del Sindacato dei Poliziotti e del nostro Ministero e, al contempo, possa lavorare per ottenere e distribuire in modo equilibrato le risorse che devono essere rese disponibili dal Governo, per gli uomini e le donne della sicurezza. Evidenziamo che, a partire dall’anno 2010 e sino al 2013, i poliziotti stanno perdendo 2669,68 € all’anno (ben 10.678,72 in 4 anni con un grave riflesso sui futuri trattamenti pensionistici ), media delle nostre retribuzioni tra le 20 diverse posizioni parametrali dei trattamenti retributivi previsti per il personale contrattualizzato. Il calcolo è stato sviluppato sulla base dell’ultimo rinnovo contrattuale tenendo presente l’inflazione media di questi anni fissata al 1,5% stima al ribasso, come indicato dalle tabelle dell’inflazione programmata sviluppata su ogni anno, in base ai dati rilevati dalla composizione del paniere Istat e dal Ministero dell’Economia.

Blocco Economico e Contrattuale

Riteniamo che non è più possibile che si tolleri chi non onora gli impegni assunti con provvedimenti legislativi, proprio per garantire il riconoscimento economico al personale della Polizia di Stato, che ogni giorno compie sacrifici per garantire la sicurezza di questo Paese.

Con l’art.8, comma 11 bis, del D.L. 78/2010, è stato istituito un fondo destinato al finanziamento di misure perequative per il personale delle Forze di Polizia ed Armate, fondo che è stato incrementato con il D.L. 27/2011 per assicurare al personale interessato una compensazione economica, conseguente agli effetti relativi all’applicazione del congelamento di alcuni elementi retributivi, di cui ai commi 1 e 21 dell’art. 9 del Decreto Legge n. 78/2010.

Come è noto, i fondi disponibili per l’anno 2011 sono stati sufficienti ad assecondare tutte le esigenze del personale che hanno maturato i requisiti per la corresponsione delle indennità c.d. “congelate” nello stesso 2011, mentre le somme disponibili sono del tutto insufficienti per gli anni 2012-2013. In merito, in sede di conversione del D.L. 26 marzo 2011, n. 27 il legislatore all’art. 1, comma 2, per reperire le somme necessarie al soddisfacimento delle esigenze ha previsto che: “la dotazione del fondo di cui al comma 1 può essere ulteriormente incrementata, con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze di concerto con i Ministri della Difesa e dell’Interno con quota parte delle risorse corrispondenti alle minori spese effettuate, rispetto al precedente anno, in conseguenza delle missioni internazionali di pace, e delle risorse di cui al comma 7 lettera a), dell’art. 2 del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143 convertito, con modificazioni dalla legge 13 novembre 2008 n, 181, relativo al Fondo unico giustizia”.

Fino ad oggi, purtroppo, dobbiamo costatare che, nonostante le discussioni parlamentari, non è stato attinto un centesimo dal FUG per le esigenze del personale dei citati Comparti, disattendendo le previsioni legislative.

In merito va evidenziato che lo scorso anno, il 1° agosto, all’avvio dell’esame in Commissione Bilancio alla Camera del decreto legge n. 95/2012, il rappresentante del Governo ha fornito alcuni elementi richiesti sul Fug, riassunti in una nota trasmessa dalla Ragioneria Generale dello Stato, nella quale si dice:
– che alla data del 31 dicembre 2011 le risorse intestate al Fug ammontano a 2.212,88 milioni di euro;
– che di tale importo solo 1.065,52 milioni di euro sono effettivamente disponibili, in quanto riportati da conti correnti e depositi a risparmio;
– che, poiché una parte delle risorse non risultano ancora definitivamente confiscate (i relativi provvedimenti non hanno conosciuto tutti i gradi di giudizio), si devono accantonare prudenzialmente, per eventuali restituzioni qualora intervengano atti di dissequestro, 343 milioni di euro;
– restano 722,52 milioni di euro; ma, in considerazione delle entrate previste per il 2012 (291,43 milioni di euro per nuovi sequestri/confische) e delle uscite previste per il 2012 (352,36 milioni di euro per dissequestri), la stima della disponibilità al 31.12.2012 è di 661,59 milioni di euro;
– che al Fug già si attinge per alcune incombenze del ministero della Giustizia (la mediazione delle controversie civili) e del ministero dell’Interno (l’alimentazione del Fondo delle vittime della mafia);
– che, in conclusione, “l’eventuale utilizzo delle entrate a seguito di confisca oggi è solo possibile per spese una tantum e non continuative”.

Con il FUG, lo afferma la Ragioneria Generale dello Stato, possono essere pagate spese una tantum, come quelle dell’assegno di perequazione. Quindi, per quanto sopra esposto, il Governo non ha più alibi nel procrastinare l’utilizzo del Fondo Unico Giustizia per le esigenze del personale impegnato ad assicurare la sicurezza del Paese.

Riforma del Comparto Sicurezza e Difesa

È ormai indifferibile un provvedimento legislativo finalizzato alla revisione degli assetti ordinamentali, anche attraverso la separazione e razionalizzazione del Comparto Sicurezza da quello Difesa, strategico per l’efficacia e l’efficienza dei fini per cui nacque il Comparto, strumento necessario per il riconoscimento anche attraverso i CCNL della piena valorizzazione delle specificità tra i diversi generi che la stessa esprime, sia per le diverse missioni attribuite a poliziotti e militari, che per i rapporti di lavoro tra gli addetti alla Difesa e alla Sicurezza del Paese. Diverso è il ruolo e l’organizzazione dei sindacati di polizia rispetto alle rappresentanze del personale militare, diversi sono gli ordinamenti del personale. A partire dai diversi status ordinamentali civile/militare. Si tratta, infatti, di personale costantemente impegnato a tutelare l’uno la difesa del paese e i suoi impegni militari sullo scenario internazionale, mentre l’altro tutela l’ordinamento giuridico e democratico e la sicurezza dei cittadini. Entrambi le funzioni sono responsabili di garantire servizi al paese di enorme rilievo per l’intera collettività, ma in ambiti specifici e peculiari non sovrapponibili dal punto di vista della missione operativa e quindi delle relative caratteristiche professionali richieste al personale. Riteniamo che, per correggere e valorizzare il lavoro degli uomini in uniforme il sistema vada corretto, occorre agire in due direzioni. La prima, deve realizzare l’obiettivo di delineare con chiarezza la platea di chi fa e come lo fa: ordine pubblico e sicurezza pubblica e questo vale anche per la difesa, salvaguardando ovviamente i diritti e le prerogative di ogni singolo dipendente e le finalità istituzionali delle amministrazioni. Ma dobbiamo assolutamente evitare di aggravare i danni prodotti dal sistema e dal populismo sindacale o delle rappresentanze del personale militare, che hanno prodotto nel corso del tempo una giungla retributiva che non giova a nessuno e, frena una più giusta remunerazione di molte professionalità di poliziotti e militari. La seconda, è quella di introdurre nel sistema contrattuale elementi di valorizzazione di alcuni emolumenti simmetrici, attraverso un criterio di flessibilità che consenta così di evitare fughe retributive ingiustificate o prive di esigenze professionali, che devono essere retribuite in maniera adeguata. Le disfunzioni prodotte dall’attuale assetto del Comparto non vi è dubbio che incidono e si riflettono sui livelli di efficienza che i poliziotti devono rendere ai cittadini.

Istituzione della Commissione Parlamentare Affari Interni

I blocchi totali e parziali nelle assunzioni del Personale di questi ultimi anni, con il conseguente innalzamento dell’età media delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine, hanno indebolito la capacità di azione dell’intero sistema di sicurezza.

Le questioni che riguardano direttamente il modello di sicurezza del nostro Paese, devono essere affrontate in modo esaustivo e completo al fine di garantire in modo efficiente ed efficace le libertà e i diritti fondamentali delle persone anche attraverso un’attività legislativa consapevolmente informata dalle questioni.

Occorre, allora, che in entrambi i rami del Parlamento sia reistituita una Commissione per gli Affari Interni i cui membri, in modo permanente, così come già avviene per le diverse questioni delle Finanze, della Difesa, della Giustizia e dell’Agricoltura, seguano la materia e l’elaborazione delle proposte di legge tecnico-normative che più da vicino toccano le Forze di Polizia ed il loro coordinamento, l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica e sicurezza privata, nonchè la sicurezza urbana.

Le Commissioni Affari costituzionali del Senato e della Camera dei Deputati, sovraccariche di competenze, hanno già in passato mostrato i loro limiti, dando, al massimo, formali via libera, sotto l’impulso della questione di fiducia a provvedimenti adottati nelle sole stanze ministeriali senza il contributo di un approfondito confronto parlamentare senza il quale non si possono comprendere in modo esaustivo i risvolti giuridici e più reconditi dei provvedimenti.

E di questa istanza vorremmo che Lei si facesse interprete in Parlamento, condivisa anche dalla Commissione dei saggi attraverso l’analisi di Luciano Violante, che ha proposto che venga istituita la Commissione Affari Interni per dare a tutte le forze di polizia, tanto civili quanto militari, un unico riferimento istituzionale e avere un’unica sede parlamentare di analisi e di proposta per le questioni attinenti alla sicurezza interna e all’ordine pubblico.

Riforma dei Ruoli e delle Qualifiche

Non è più procrastinabile un provvedimento di riordino dei ruoli della Polizia di Stato poiché la struttura organizzativa ha bisogno di una rimodulazione e di un ammodernamento mirati ad utilizzare al meglio il personale dipendente ed a riconoscere doverosamente professionalità ed oneri oggettivi, attraverso una mirata razionalizzazione e specifica valorizzazione delle risorse interne, che determini un processo virtuoso per migliorare la funzionalità degli uffici e l’attività finalizzata al raggiungimento dei compiti istituzionali, da quelli finali, più prettamente operativi, a quelli organizzativi, di supporto e di direzione di uffici complessi. Il processo di riordino risponde anche all’esigenza di adeguare l’ordinamento della Polizia di Stato alle rinnovate esigenze che la società dell’integrazione europea, multirazziale e del web richiede. È dunque necessario svincolare il trattamento retributivo dalla qualifica, introducendo elementi di democrazia economica nei trattamenti stipendiali, sulla base di modelli già conosciuti dal cnl e dal nostro sistema retributivo; è il caso dell’assegno di funzione o dei trattamenti di avanzamento retributivo del ruolo dei commissari e dirigenti.

Al riguardo, si sottolinea come si sia creato un’evidente sperequazione nei confronti del personale della Polizia di Stato che risulta gravemente penalizzato dai processi di riqualificazione intervenuti, negli ultimi anni, nel pubblico impiego e non solo, che hanno consentito al personale degli ex livelli IV, V, VI di accedere a posizioni funzionali superiori, anche in assenza del titolo di studio previsto per l’accesso dall’esterno alla stessa funzione (es. accesso alle posizioni “direttive” C1 e C2), Si ricorda che il ruolo degli agenti e assistenti, oggi composto per oltre i 2/3 dell’organico dalla qualifica apicale degli assistenti capo al momento non ha trovato la possibilità di progredire sia economicamente che in carriera, appunto per via di un ordinamento del personale anacronistico.

Tale situazione ha reso ancora più complicata l’annosa questione sull’attuazione dell’art. 36 della legge n. 121 del 1981, in merito all’impiego del personale dell’Amministrazione civile dell’Interno negli uffici di polizia, determinando una conflittualità tra quest’ultimo personale e quello della Polizia di Stato, con una ricaduta negativa sulla funzionalità degli uffici e sull’ottimale impiego di tutto il personale disponibile. Il personale che risulta particolarmente penalizzato da tale situazione è quello del ruolo degli ispettori che si trova potenzialmente in una posizione “retributiva subordinata” rispetto al personale direttivo riqualificato, poiché quest’ultimo in precedenza apparteneva a ruoli funzionalmente subordinati a quello degli ispettori.

Ma la sperequazione più macroscopica si è peraltro concretizzata nei confronti degli attuali funzionari del ruolo dei commissari e corrispondenti ruoli tecnici e sanitari, che si trovano ad essere ricompresi nella medesima “area direttiva”, al pari del predetto personale riqualificato, nonostante siano previsti, per l’accesso al ruolo, titoli di studio che consentono oggi, nel pubblico impiego, l’accesso diretto alla dirigenza (es. carriera prefettizia, diplomatica e penitenziaria). Non possiamo sottacere l’insostenibile peso per l’assenza di un tavolo negoziale per la contrattualizzazione dei dirigenti delle forze di Polizia, unico caso in tutto il mondo del lavoro sia pubblico che privato, nonostante le copiose riforme varate negli ultimi anni sulla materia.

Assistenti Capo l’insostenibile problematica

Riteniamo necessario richiamare l’attenzione e l’impegno prioritario del Ministro dell’Interno e del Capo della Polizia, per sanare l’insostenibile situazione del blocco ingiustificato dell’avanzamento di carriera e progressione economica degli oltre 42.000 Assistenti Capo, qualifica apicale del ruolo degli agenti e assistenti, ruolo composto da circa 62.000 unità ad’oggi. Il S.I.A.P. – ANFP rivendicano immediati e specifici provvedimenti normativi ad hoc, al di là della necessaria riforma di cui al capo precedente.

Concorsi in Polizia, favorire l’ingresso dei giovani

È necessario riformare le procedure concorsuali di accesso al ruolo degli Agenti/Assistenti della Polizia di Stato con concorso pubblico esterno, riducendo di conseguenza al solo 20% già a partire dal 2014, le assunzioni attraverso le procedure militari dei VFB, da annullare entro la fine del 2016. Favoriremo così l’assunzione di giovani nella Polizia di Stato, la cui età media si è insidiosamente innalzata, per garantire l’efficacia e l’efficienza dei servizi.

Al riguardo, nel rispetto delle aliquote disciplinate dalla legge concernente i concorsi esterni ed interni, va subito bandito un concorso esterno per allievi vice ispettori, poiché anche tale ruolo risente di un’età media elevata, ed un concorso interno per vice sovrintendenti. Ed infine, per favorire l’ingresso dei giovani anche nel ruolo dei funzionari della polizia sarebbe utile che i prossimi concorsi prevedessero che la domanda di partecipazione possa essere effettuata anche da laureandi, con la riserva di produrre il titolo di laurea specialistica al termine delle procedure concorsuali. In questo modo si permetterebbe di ridurre di circa due anni l’età media di ingresso nel ruolo dei commissari.

Ordine pubblico: tutela degli operatori di polizia

Gli scontri di piazza dimostrano quotidianamente l’alto senso dello Stato e la professionalità delle donne e degli uomini della Polizia di Stato e delle altre Forze dell’Ordine nel garantire la libertà di manifestare e la sicurezza dei pacifici dimostranti.

Nonostante ciò nella massa si celano sempre soggetti che cercano lo scontro con le forze dell’ordine, con l’intento di strumentalizzare i fatti a fini mediatici. Non possiamo più sottacere che i poliziotti stanno diventando lo strumento attraverso il quale si lanciano i messaggi di un disagio sociale la cui tensione si acuisce ogni giorno sempre di più.

Da qualche tempo cerchiamo di spiegare che il mantenimento dell’ordine pubblico può richiedere interventi repressivi con l’uso controllato e proporzionale della forza, come soltanto le forze di polizia addestrate sanno fare. Al riguardo servono con urgenza risorse finanziarie per l’assunzione di giovani poliziotti, per l’acquisto di mezzi e strumenti efficienti finalizzati sia a mettere distanza tra i facinorosi violenti e la polizia sia ad evitare lo scontro fisico.

Riteniamo, altresì, improcrastinabile un intervento normativo sia a garanzia delle forze di polizia impegnate in ordine pubblico, sia a tutela di tutti quelli che intendano manifestare pacificamente il proprio dissenso.

Protocolli per interventi operativi

Attraverso un regolamento è certamente opportuno fissare regole certe di comportamento, stabilire prassi che garantiscano l’applicazione delle leggi nel rispetto dei diritti di tutti, esse rappresentano la condizione irrinunciabile per assicurare la tutela dei cittadini, dei poliziotti e la certezza dell’attuazione delle norme. Ma costituirebbero soprattutto un riferimento indispensabile per gli operatori di Polizia, chiamati a conciliare disciplina e autorevolezza con l’esigenza di rispettare la missione di salvaguardia delle libertà democratiche, imposta dal servizio che svolgono a beneficio della comunità, assicurando alla collettività e a se stessi, cittadini tra i cittadini, il pieno rispetto della legalità.

Emergenza rifugiati

Non Le nascondiamo inoltre la nostra preoccupazione per il riaccendersi di un altro fronte di potenziale crisi.

L’immigrazione, in particolare quella proveniente dall’area sub sahariana e dal Corno d’Africa, minaccia di trasformarsi in un’emergenza, i cui nodi irrisolti rischiano di incancrenirsi poiché non si è provveduto con le necessarie misure di prevenzione a livello internazionale e che certamente non può essere gestita solo come se fosse una questione di ordine pubblico, delegando alla Polizia il compito di fronteggiare situazioni drammatiche, sia dal punto di vista organizzativo che umano, senza nemmeno ricevere gli straordinari per il sovraccarico di lavoro; infatti il personale impegnato non percepisce più lo straordinario da quando è stato dichiarato che è finita l’emergenza nord Africa.

I Centri di accoglienza richiedenti asilo sono sull’orlo del collasso anche nello svolgimento dell’attività di routine, come dimostrano gli innumerevoli episodi di violenza all’interno degli stessi.

C’è la necessità di far fronte all’enorme numero di domande di asilo connesso all’andamento dei flussi migratori. E’ perciò urgente non solo il potenziamento della rete di accoglienza, bensì anche l’incremento delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.

Riorganizzazione Province e Uffici di Polizia sul territorio

La riorganizzazione degli Uffici di Polizia sul territorio e la revisione dei protocolli operativi sono necessari, ma cardine del modello deve restare l’organizzazione provinciale per le Questure e regionale per le Specialità articolate in sezioni provinciali. Il sistema deve continuare ad avere il proprio baricentro impiantato sulle figure collaudate dell’autorità provinciali di P.S., finalizzando la riorganizzazione al potenziamento degli organici per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi da rendere ai cittadini e alleggerendo nel contempo il carico di lavoro degli Uffici più esposti. Contestualmente è necessario ripristinare la piena fruibilità dei livelli di responsabilità funzionale, nel pieno rispetto delle qualifiche e dei profili professionali rivestiti, anche al fine di valorizzare il principio della meritocrazia all’interno della Polizia di Stato, ognuno deve assumersi il proprio livello di responsabilità per i mezzi di cui dispone, è necessario per il benessere di tutti invertire quel processo culturale di deresponsabilizzazione.

Previdenza Complementare

Le recenti riforme in materia previdenziale rendono oramai improcrastinabile l’istituzione della Previdenza complementare per gli operatori della Polizia di Stato, specie le generazioni assunte in servizio dal 1 gennaio 1996 in poi, al fine garantire a questi ultimi un trattamento pensionistico dignitoso.

Roma, 29 luglio 2013

DOCUMENTO INCONTRO MINISTRO 29 LUGLIO 2013