Signor Presidente, signori Ministri,

se è vero che la sicurezza pubblica è un bene, un patrimonio della collettività da difendere e da tutelare, è altrettanto vero che la sicurezza non si attua, se chi vi è preposto ad attuarla e garantirla, a sua volta non è garantito e tutelato. Questo obiettivo è raggiungibile soltanto attraverso un’attenta programmazione della spesa e delle misure dedicate all’attività di chi la sicurezza la garantisce ogni giorno e ogni notte.

In questo si concretizza la funzione primaria della riforma del sistema della sicurezza nazionale varata con la Legge n.121 del 1981, la quale costituisce il tratto di un lungo percorso ben più complesso e articolato dell’evoluzione sociale, culturale e istituzionale dei corpi di polizia, che oggi, a seguito della citata riforma sono al servizio dei cittadini, e non un malinteso mezzo di repressione al servizio del potere politico o giudiziario. Ragione per cui abbiamo scelto di avere un sindacato dei poliziotti, libero, forte, indipendente, che sia anche baluardo contro tutti coloro che attentano alla libertà dei cittadini e dello Stato Repubblicano e Democratico, non solo uno strumento di tutela e rappresentanza degli operatori/lavoratori di polizia, ma sentinella delle nostre libertà, per una società di persone libere che vivono in pace.

A volte si ha l’impressione che ci siamo assuefatti all’illecito e al mal costume, indifesi difronte alle difficoltà e ai tempi lunghi per ottenere giustizia, rispetto alla celerità dell’abuso e così, sempre più, viene eroso il valore della solidarietà e le ragioni delle regole condivise di una comunità. Siamo convinti che la libertà degli uomini passa attraverso il rispetto delle leggi, questo insegnamento non l’abbiamo dimenticato nemmeno quando abbiamo vissuto e sofferto le difficoltà di un mestiere duro nemmeno quando abbiamo patito e assistito a ingiustizie, o quando abbiamo constatato la denegata giustizia.

Un poliziotto deve crederci, ecco, questa è la legalità per noi, il continuare a credere nella Legge e nello Stato. Ma la legalità da sola non basta, deve essere accompagnata dalla sicurezza pubblica, dobbiamo rendere questo Paese sempre più sicuro, valorizzando il lavoro e le funzioni delle Autorità di Pubblica Sicurezza, degli appartenenti alla Polizia, per poter garantire il libero svolgimento delle libertà di tutti i cittadini. Siamo portatori del disagio del mondo che abbiamo l’onore di rappresentare, quello di tutto il personale di Polizia che spesso vive la delegittimazione perché rappresenta lo Stato.

Abbiamo sempre pensato che le libertà democratiche dell’incontrarsi, associarsi o manifestare il dissenso vadano garantite rispettando sia le esigenze di ogni persona che dell’intera collettività. Le funzioni di tutela di questi diversi interessi di rilievo costituzionale, sono prerogativa dello Stato e dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza al cui vertice è preposto il Ministro dell’Interno che esercita le funzioni di Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, quindi del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, del Dipartimento di Pubblica Sicurezza e delle Autorità di Pubblica Sicurezza e della Polizia di Stato.

Tali funzioni sono spesso messe in discussione, attraverso strumentali dibattiti di parte o di scontro politico e sindacale, tra le diverse visioni dei partiti, ma siamo persuasi che le nostre funzioni, come quelle giudiziarie non possano essere messe nel tritacarne della politica da rappresentanti delle Istituzioni, compresa una parte significativa della magistratura associata. Questo modo di fare contrasta con i principi dell’etica pubblica e certamente non aiuta la cultura dei diritti e doveri o del rispetto delle regole, favorendo così le interferenze etiche quando non di facciata, che accelerano i processi di decadenza. Qualora a questo processo partecipino soggetti che fanno parte delle Istituzioni, gli effetti negativi sono inevitabili per la nostra categoria, per la polizia e per i cittadini.

E’ di tutta evidenza che la Polizia rende alla collettività attraverso il mantenimento dell’ordine pubblico, un servizio che si rivela come l’indicatore della qualità democratica del Paese e della sensibilità civile del suo sistema politico di governo. In ciò risiede l’essenza stessa della democrazia, che richiede il giusto contemperamento di libertà e legalità, cioè il diritto di manifestare liberamente il proprio dissenso nel rispetto delle libertà sancite nella Costituzione.

L’esperienza conferma che spesso le forme di protesta portano alla radicalizzazione del confronto – conflitto e sfociano inevitabilmente in manifestazioni con tratti violenti e preordinati. E di fronte al dramma delle degenerazioni violente della protesta, è inevitabile che sul personale di polizia si scarichino le tensioni sociali e politiche incombenti e irrisolte che non hanno trovato soluzione in altre sedi.

Non comprendere questo significa non voler comprendere né il nostro ruolo né il valore della nostra missione. Serve allora un grande senso di responsabilità̀, che sappia gestire i confini fra il dissenso e la protesta della piazza, così come vanno delineati con chiarezza limiti e forme entro i quali dissenso e protesta non rischino di valicare il confine della tutela delle altre libertà e degli altri diritti.

Siamo sempre più convinti della necessità di elaborare, affinare e realizzare nuovi modelli di formazione dei poliziotti, mirati a dare risposte idonee e calibrate, tenendo conto delle nuove forme di violenza a cui spesso assistiamo, anche in occasione delle manifestazioni sportive. Serve un programma di investimento finanziario pluriennale, e una iniziativa riformatrice sul piano legislativo. Chiediamo alla politica nel suo complesso una assunzione di responsabilità in ordine delle questioni sollevate.

Signor Presidente, Le chiediamo di aiutarci a far crescere un clima di civiltà nel quale la violenza sia bandita e una rinnovata solidarietà si stabilisca intorno a chi è chiamato a gestire emergenze difficili e delicate.

Perché, poi, in caso di errore, noi lo sappiamo bene, siamo oggetti di polemiche strumentali nei mass media, cui spesso viene delegato dal montante conformismo il compito di stabilire i confini fra il giusto e l’ingiusto e quindi di attribuire le responsabilità̀ di quel che accade. Attribuzioni molto spesso, è amaro constatarlo, a senso unico. Noi Poliziotti democratici figli della “riforma di polizia” che affonda le sue radici sociali e culturali, nei dimenticati scontri di Valle Giulia, crediamo invece di avere cultura e sensibilità̀ istituzionale che non merita processi sommari che finiscono per avere una funzione oracolare e sanzionatoria.

Abbiamo la consapevolezza di essere parte integrante del mondo del lavoro e insieme protagonisti di una società aperta, senza per questo dover rinunciare ai nostri diritti, senza tradire il giuramento di fedeltà allo Stato e ai suoi valori democratici che sono patrimonio di tutti. Questa è una delle ragioni che ci fa credere nella nostra missione, che ci fa sostenere forti e convinte battaglie a tutela di una polizia democratica e ad ordinamento civile cosi come l’ha disegno un legislatore illuminato e progressista.

Si tratta di un profilo che va valorizzato e rafforzato. Questo noi chiediamo alla politica con la P maiuscola, quella nobile e alta, quella che ha il senso dello Stato e il rispetto dei grandi valori civili. Certamente alcuni meccanismi dell’apparato di sicurezza sono da rivedere.

Ma questo non basta. Occorrerà attuare un programma di aggiornamento e qualificazione degli operatori anche in relazione alle mutate esigenze sociali, ai nuovi scenari che si profilano di una società multietnica che abbatte i confini e porta in sé inediti conflitti sociali, come insegna la Francia. E noi sappiamo che la Francia ha spesso anticipato fenomeni e mutamenti che hanno pervaso l’Europa e interessato il nostro Paese.

In merito sarebbe opportuno una collaborazione più stretta delle Amministrazioni comunali nell’ambito di una sicurezza partecipata e condivisa, per cui sarebbe auspicabile la previsione stabile di un tavolo tecnico presieduto e convocato dalle Autorità di Pubblica Sicurezza anche su richiesta di uno o più sindaci, per lo studio e la pianificazione degli interventi regolamentari o comunque di competenza comunale finalizzati alla prevenzione di situazioni di degrado e disagio urbano che a volte sfociano in condotte criminali che mettono a repentaglio beni giuridici vitali per i cittadini quali la sicurezza individuale e pubblica.

Con riferimento alle Autorità tecniche di Pubblica Sicurezza sia provinciale che locale e dei Dirigenti dei servizi di ordine pubblico, considerata la delicatezza della funzione, cui corrisponde una elevata responsabilità, è certamente opportuno che il Governo attribuisca per legge una adeguata indennità a queste figure.

Al riguardo, per Sua opportuna conoscenza in allegato le proposte che invieremo alle Commissioni parlamentari competenti in tema di tutela del personale delle forze di polizia nell’esercizio delle sue funzioni ed altre che saranno trasmesse all’Amministrazione.

Convinti che la costruzione e il mantenimento della sicurezza democratica richiedono un approccio metodologico e analitico rigoroso, che consenta di comprendere le dinamiche e le situazioni che possono metterla a rischio. In questo contesto, il contratto per il personale di polizia riveste un’importanza fondamentale. Esso non solo migliora le condizioni di lavoro degli operatori, ma contribuisce anche all’efficienza e alla capacità operativa delle forze dell’ordine nell’affrontare le sfide della sicurezza pubblica, pertanto richiediamo nel più breve tempo possibile:

  • l’avvio della negoziazione per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il personale della Polizia di Stato, che come è noto è scaduto nel dicembre del 2021, poiché esso offre l’opportunità di implementare strategie mirate e interventi concreti volti a prevenire e contrastare le criticità e le infiltrazioni criminali sul territorio. Infatti, attraverso una remunerazione equa e condizioni di lavoro adeguate, si promuove il benessere e la motivazione del personale, elementi cruciali per garantire un servizio di qualità e orientato alla sicurezza della comunità nazionale, in merito è necessario incrementare i fondi per la specificità:
  • l’avvio della negoziazione per il primo contratto sul trattamento accessorio per la dirigenza di polizia. Infatti, nonostante siano trascorsi sette lunghi anni dall’introduzione dell’area negoziale, la dirigenza di polizia è ancora in attesa di un accordo contrattuale che rifletta adeguatamente il valore e l’impegno di questo ruolo all’interno delle forze dell’ordine. Nel corso di questi sette anni, il resto del pubblico impiego e il personale degli altri ruoli di polizia hanno già sottoscritto ben due contratti. Questo ha creato un effetto paradossale, in quanto numerose indennità accessorie oggi risultano essere retribuite in misura inferiore per i dirigenti rispetto ad altri ruoli all’interno del comparto Sicurezza e Difesa. Richiediamo altresì l’abrogazione del comma 5 dell’art. 46 del Decreto legislativo n. 95/2017.
  • l’avvio del tavolo per la previdenza dedicata, anche alla luce delle ulteriori misure finanziarie previste dall’ultima Legge di Bilancio.

 

E’ necessario, parimenti finanziare ulteriormente i capitoli destinati all’assicurazione per la copertura dei rischi concernenti la responsabilità civile verso terzi e la tutela legale per il personale di polizia appartenente a tutti i ruoli.

Inoltre, occorre evidenziare che le forze di Polizia sono continuamente chiamate a rispondere a varie situazioni di emergenza per cui il lavoro straordinario, in un contesto di cronica carenza di personale, consente di mobilitare rapidamente le risorse necessarie per gestirle in modo efficace. Le dinamiche socio-politiche ed economiche in atto negli ultimi mesi, sia in ambito nazionale che globale, hanno inevitabilmente determinato un significativo aggravio di lavoro.

Le dinamiche socio-politiche ed economiche in atto negli ultimi mesi, sia in ambito nazionale che globale, hanno inevitabilmente determinato un significativo aggravio di lavoro per tutti gli Uffici di Polizia.

Quelli amministrativi: l’immigrazione ha dovuto gestire l’incremento delle richieste di titoli di soggiorno e l’aggravato carico di lavoro sul fronte dei provvedimenti di espulsione, mentre gli Uffici Passaporti dalla fine della pandemia devono far fronte ad un aumento significativo delle richieste dei passaporti.

Parimenti, gli Uffici operativi hanno intensificato i servizi su strada nell’ambito di una maggiore e più capillare attività di monitoraggio e controllo del territorio e dei siti sensibili.

Inoltre, il rinnovato fermento contestativo nelle piazze, scaturito prevalentemente dall’aggravato contesto geopolitico internazionale, ha determinato il vertiginoso aumento dei servizi di ordine pubblico: si pensi alla numerose iniziative promosse in solidarietà con il popolo palestinese, alle mobilitazioni giovanili in ambito scolastico/universitario, al tema della casa e dell’ambiente ed alla guerra in Ucraina.

Perciò è essenziale che vengano incrementati i fondi per il lavoro straordinario affinché possano anche essere soddisfatte le esigenze dello straordinario svolto in esubero al monte ore.

Infine occorre garantire un turn over adeguato è essenziale per diversi motivi:

  • in primo luogo consentirebbe l’ingresso di nuove e fresche energie nelle forze di Polizia che contribuirebbero a garantire la motivazione e l’efficacia dell’organizzazione nel suo complesso;
  • in secondo luogo può aiutare le Forze di Polizia ad essere più adattabili e resilienti di fronte ai cambiamenti nell’ambiente operativo, compreso quelle derivanti dalle nuove sfide alla sicurezza o dalle nuove evoluzioni tecnologiche;
  • in terzo luogo un turn over regolare permette alle Forze di Polizia di modificare la loro composizione sia in termini di background culturale che in termini di esperienze di vita. Ne risulterebbe, così, migliorata la capacità della Polizia di comprendere e servire una vasta gamma di comunità, promuovendo la fiducia e la cooperazione con i cittadini.

In definitiva, garantire il turn over nelle Forze di Polizia è basilare per mantenere un’organizzazione efficiente e dinamica e preparata per affrontare le sfide in continua evoluzione per il mantenimento della sicurezza pubblica.

Last but not least siamo convinti che la (re)istituzione, in entrambi i rami del Parlamento, di un’apposita commissione, come avviene per le diverse questioni delle finanze, della difesa, della giustizia, dell’agricoltura e del lavoro, che si dedichi alla materia e all’elaborazione delle proposte di legge tecnico-normative che più da vicino toccano le forze di polizia ed il loro coordinamento, l’ordine e la sicurezza pubblica e la sicurezza privata, possa essere lo strumento politico-istituzionale migliore per risolvere le varie questioni che via via si manifestano.

 

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