207-porto“GESTIONE DELLA SECURITY IN AMBITO PORTUALE”
di Giuliana Postiglione

Editore PALLADIO 2010

Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia ripropone le riflessioni sui destini e sulle promesse di un Paese privilegiato per bellezza ambiente e creatività, che pure non sempre ha premiato aspettative e visioni di grandezza egemonica e di potenza.
Uno dei suoi caratteri è certamente legato alla sua conformazione e morfologia. E soprattutto al suo rapporto con il mare, con i suoi mari, un sistema costituito da molteplici rotte con scali diversi: punti di partenza e di arrivo, approdi e porti, “una rete di città che si tengono per mano”, come dice lo storico Braudel. Che ha declinato di volta in volta destini di potenze guerriere e dominanti, vocazioni a proporsi come empori, rappresentate idealmente e simbolicamente dalle repubbliche marinare che con l’oro dei commerci risollevarono le sorti dell’Italia riconquistando quel mondo che era stato dominato dal ferro della spada.
Ai porti resta oggi una missione, in un mondo unificato da trasporti velocissimi dalla rete virtuale, della wireless economy, da una percezione del “mondo a disposizione”. Ma soprattutto dalla interpretazione e rappresentazione simbolica dell’integrazione e dell’accoglienza che resta più un auspicio che una realtà. Ed anche quella di terminali d’arrivo dei traffici più sostenibili e compatibili, quelli via acquea, anche questi poco praticati come diffusa soluzione.
Insomma pare che i porti restino ancora dei laboratori dell’immaginario.
Allora è importante che diventino una realtà concretamente organizzata per sviluppare una ambientazione della modernità, perché svolgano un ruolo adeguato alla vocazione di terminali di sviluppo e accoglienza, coerenti con aspettative di armoniosa convivenza e a garanzie di sicurezza.
Contribuisce con un lavoro scientificamente ineccepibile a queste istanze il volume “Gestione della security in ambito portuale” di Giuliana Postiglione, che presenta una angolazione solo apparentemente marginale. Security in questo caso riassume i temi legati all’insieme delle norme e delle procedure tese alla prevenzione e alla difesa delle attività che si svolgono in quel contesto, da atti in interferenza illecita. Ma risponde anche ad una più generale finalità, quella di definire il quadro di garanzie, di dinamiche e di strumenti capaci di dare a queste realtà la possibilità di accreditarsi come luoghi abilitati a raccogliere le sfide economiche e sociali della globalizzazione. Sfide che hanno preso connotati nuovi in presenza di eventi che hanno assunto il carattere di accadimenti epocali.
Dopo i tragici fatti dell’11 settembre l’attuale situazione internazionale e la recrudescenza delle attività terroristiche hanno riproposto con maggiore crucialità il tema della sicurezza degli obiettivi sensibili.
Una sicurezza che non può essere affrontata solo con misure emergenziali, in grado di contenere situazioni di allarme. Ma che va invece consolidata e mantenuta mediante una strategia di prevenzione che investa tutti i settori, tutte le procedure e tutti i sistemi.
E a questo è stato dedicato il lavoro della Postiglione, alla disamina dei modi, delle procedure e delle potenzialità del sistema di gestione della sicurezza nell’ambito portuale alla luce appunto delle problematiche che hanno fatto irruzione nel contesto occidentale.
Il volume quindi compie una analisi delle normative nazionali, comunitarie e internazionali perché proprio dalla loro applicazione ed implementazione possono scaturire idee e sperimentazioni indirizzate a consolidare l’approccio della prevenzione.
E infatti oltre alla indagine sui soggetti e sulle competenze il lavoro esplora le possibilità e il futuro di un concetto che promette di diventare un caposaldo della cultura delle garanzie e dell’armoniosa coesistenza quello ci “sicurezza partecipata e sussidiaria”. Si tratta di principi ormai fondamentali ispirati alla condivisione: oggi la sicurezza è vista come investimento collettivo per la qualità di vita a condizione essenziale per lo sviluppo sociale e la crescita civile della comunità. E si tratta di una necessità, una risposta alla sensazione di smarrimento e di diffidente incertezza dei cittadini di fronte alla minaccia legata al crimine diffuso, al terrorismo, alla violenza come sbocco innaturale ma ormai diffuso alla conflittualità.
Il volume quindi fa sua una cultura della prevenzione e della corresponsabilità che innerva ormai il dialogo che si volge all’interno degli operatori delle forze dell’ordine più avveduti e che vede nel percorso di accordi tra Stato, Regioni, Province e Comuni, e tra Stati e Stati e tra autorità di settore, la strada da privilegiare. Insieme naturalmente al rafforzamento del sodalizio tra le forze di polizia e gli altri soggetti chiamato a garantire il rispetto delle regole alla base del vivere civile, che si è andato affermando negli anni e che va salvaguardato proprio in presenza del rischio che conflitti ed antagonismi, anziché trovare la strada del dialogo e della ragione, sfoci in violenza e sopraffazione. 

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