Al Prefetto Alessandra Guidi
Vice Direttore Generale
preposto all’attività di Coordinamento
e Pianificazione delle Forze di Polizia
Non ci stancheremo mai di ripeterlo che i prossimi provvedimenti correttivi sono l’occasione per ricomprendere anche i Commissari Capo del ruolo ordinario ed i Commissari Capo tecnico dei ruoli tecnico-scientifico e dei medici tra le qualifiche dirigenziali per impedire l’appiattimento degli stessi verso il basso.
Infatti, essi sono vincitori di un concorso che richiede il possesso della laurea magistrale o specialistica, requisito che in altre Amministrazioni, come per esempio quella dei Prefettizi, dei Diplomatici e dei Direttori degli Istituti Penitenziari e più in generale nel pubblico impiego, consente l’accesso diretto ad una carriera dirigenziale.
Ciò determina per i funzionari della Polizia di Stato, che accedono al ruolo mediante concorso pubblico, un trascinamento verso stipendi e funzioni non dirigenziali, con una conseguente penalizzazione accentuata dal fatto che l’età anagrafica media di immissione in servizio è superiore di almeno di 7/8 anni rispetto a quella degli ufficiali delle Forze di polizia ad ordinamento militare, con effetti negativi anche sul trattamento pensionistico, basato sul sistema contributivo.
Pertanto, fermo restando che questa Associazione richiede con forza e per l’ennesima volta che la carriera dei funzionari di Polizia sia unitaria e dirigenziale fin dalla prima qualifica, richiediamo altresì, in via subordinata quanto segue:
1) Accesso alla qualifica di Vice Questore Aggiunto a ruolo aperto.
Riteniamo logico e razionale per quanto sopra esposto oltre che nella fase transitoria anche in quella a regime, che l’ingresso nella prima qualifica dirigenziale (V.Q.A. e qualifiche equiparate dei tecnici e medici) sia perlomeno a ruolo aperto, poiché i vincitori dei relativi concorsi hanno già superato una dura selezione ed una lunga ed impegnativa fase di prima formazione.
2) Promozione alla qualifica di Vice Questore Aggiunto dopo cinque anni e sei mesi di anzianità nella qualifica di Commissario Capo.
Il D.Lgs. 95/2017 ha profondamente innovato l’accesso e la progressione di carriera nell’ambito della Carriera dei Funzionari di Polizia. In particolare si è proceduto all’unificazione dei precedenti ruoli dei Commissari e dei Dirigenti nell’ambito del nuovo ruolo unico dei Funzionari, a far data dal 01/01/2018. Ciò ha però portato ad alcune criticità nella fase transitoria, in particolare per quanto riguarda la promozione alla qualifica di Vice Questore Aggiunto per i funzionari in servizio al 31/12/2017 (in sostanza il personale che rivestiva la qualifica di Commissario Capo e di Commissario a tale data).
In particolare l’art.2, comma 1, lett. aa), del D.Lgs. 95/2017, ha previsto che tale personale acceda alla qualifica di Vice Questore Aggiunto, anche in sovrannumero, “…ai sensi dell’articolo 6 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n.334”, senza precisare se si debba far riferimento all’originario testo del D.Lgs.334/2000, che prevedeva per la promozione il requisito di anzianità 5 anni e 6 mesi nella qualifica di Commissario Capo, o a quello modificato dallo stesso D.Lgs. 95/2017, che ha previsto un’anzianità di 6 anni. Ad uno specifico quesito posto da questa O.S. al Dipartimento della P.S. si è appreso che l’interpretazione data dall’Amministrazione sia di un requisito di anzianità richiesto di 6 anni per la promozione a Vice Questore Aggiunto, anche per i funzionari già in servizio alla data del 31/12/2017.
Tale interpretazione è ingiustamente penalizzante per il suddetto personale, e richiede una correzione della citata norma del D.Lgs. 95/2017 in modo da evitare dubbi interpretativi.
Inoltre, proprio la previsione allo studio di un secondo scrutinio annuale per l’accesso alle qualifiche dirigenziali avrebbe un esito diretto per questi funzionari, consentendogli di accedere a tutti gli effetti, giuridici ed economici, alla qualifica superiore di V.Q.A. dopo 5 anni e 6 mesi circa anziché dopo 6 anni.
I funzionari in questione, meno di 700 fra Commissari Capo e Commissari, sono stati tutti assunti con procedure concorsuali bandite secondo il testo del D.Lgs. 334/2000 previgente alle modifiche apportate dal D.Lgs. 95/2017, che prevedevano come detto uno sviluppo di carriera con la promozione a Vice Questore Aggiunto già dopo 5 anni e 6 mesi.
3) Valorizzazione della proiezione dirigenziale.
Infine, ma non per importanza, siamo fortemente convinti che i provvedimenti correttivi alla revisione dei ruoli in Polizia siano l’occasione per valorizzare e consolidare la proiezione dirigenziale del succitato personale. Infatti, esso rappresenta sia la classe dirigente del presente sia quella del futuro della Polizia di Stato. Sono colleghi che per accedere al ruolo gli viene richiesto il possesso di una laurea di livello magistrale, vincere un duro concorso selettivo, superare un corso biennale, conseguire un master in scienza della sicurezza. Inoltre, il 20% circa dei Commissari Capo, provenendo dai ruoli interni della Polizia di Stato, affronta anche il sacrificio della perdita della sede di servizio.
E’ evidente che si tratta di un percorso di accesso al ruolo ad alto contenuto meritocratico, principio quest’ultimo da tutelare non solo per la leva motivazionale dei colleghi bensì per assicurare al meglio la stessa sicurezza dei cittadini e del Paese.
Perciò, essi devono essere garantiti da ogni eventuale ipotesi che li possa vedere scavalcati da altre figure riordinate, nonché gli va costruito un percorso di carriera attraverso incarichi prodromici al loro ingresso nelle qualifiche dirigenziali.
Inoltre, è paradossale che a seguito della revisione dei ruoli i Commissari Capo non possano più dirigere gli uffici a cui prima del riordino erano preposti. Infatti la dura formazione di due anni di corso ha tra le finalità quella di preparare i colleghi ad assumere le funzioni di direzione di uffici e reparti.
Va, dunque, individuata la formula giuridica che gli restituisca la dignità della funzione di direzione.
Roma, 15 ottobre 2019
Enzo Marco Letizia