657-dia-logoSignor Presidente,

l’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia segue con particolare attenzione l’iter del ddl sul Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione che dovrebbe rispondere all’esigenza di riordinare, razionalizzare e integrare l’intera disciplina penale, processuale e amministrativa vigente in materia di contrasto alla criminalità organizzata, coordinandola con le misure della disciplina in materia di misure di prevenzione, e adeguandola con le disposizioni dell’Unione Europea.
L’interesse che riserviamo alla costruzione di un sistema razionale e organico di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata scaturisce dalla consapevolezza che i Funzionari di Polizia sanno di essere in prima linea nella lotta ai fenomeni mafiosi. Ma è anche l’espressione di una partecipazione civile e morale, oltre che professionale, da cittadini particolarmente vicini agli altri cittadini, preoccupati per la progressiva erosione dei principi, dei valori e delle regole che garantiscono e preservano la legalità nel nostro Paese. La discussione sui contenuti di un Codice unico delle leggi antimafia potrà assolvere anche a una funzione educativa delle coscienze e di coinvolgimento dei cittadini per la costruzione di una cultura della sicurezza se vedrà il coinvolgimento di ampi segmenti di quella cittadinanza attiva e dinamica sul fronte antimafia e di quei soggetti che operano sul territorio per assicurare le condizioni di una vita armoniosa per il Paese secondo equità e giustizia. L’approvazione di un codice unico antimafia costituisce senza dubbio un evento di portata storica per il nostro Paese che, sin dalle sue origini unitarie, è stato chiamato a fronteggiare la penetrazione nel suo tessuto sociale, politico e economico del fenomeno mafioso, che costituisce una presenza sempre più invasiva tanto da intrecciare i suoi rapporti con il mondo della politica, dell’economia, delle professioni, delle forze dell’ordine e della magistratura, su tutto il territorio nazionale e a livello internazionale. Per questo abbiamo più volte sollecitato il legislatore perché non dissipi questa occasione, ma sappia valorizzare adeguatamente, in tempi e modi consoni, la qualificata esperienza derivante dall’impegno professionale e civile che tantissimi valenti e fedeli servitori dello Stato italiano profondono e, in passato, hanno profuso sino all’estremo sacrificio.
L’Associazione ritiene dunque opportuno trasmetteLe alcune osservazioni in merito a criticità presenti nell’articolato che per qualificarsi realmente come un testo unico antimafia dovrebbe adottare un approccio più organico e esercitare una più profonda ed energica azione di revisione e di aggiornamento della normativa esistente in termini di prevenzione e di contrasto mediante l’integrazione di una serie di disposizioni di legge rientranti nell’attuale legislazione antimafia; di norme e procedure che permettano una più marcata e concreta semplificazione ed un coordinamento efficace ed efficiente della legislazione antimafia attualmente vigente. L’Associazione ritiene fondamentale che vengano esplorate specifiche e nuove fattispecie di reato, dando enfasi all’aggiornamento delle misure sulle fattispecie di reato già esistenti e relative al contrasto dei rapporti tra mafia e politica e tra mafia ed economia. E priorità particolare dovrebbe essere attribuita alle misure di sostegno alle azioni di antimafia civile, sociale ed economica stabilendo un costruttivo raccordo con altre iniziative legislative (es. DDL n. 2156 “anticorruzione”, le recenti innovazioni legislative introdotte dal “decreto sullo sviluppo” in materia di appalti, ecc.) e con l’attuazione nel nostro ordinamento della giurisprudenza e delle convenzioni europee ed internazionali in materia di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata transnazionale e alla corruzione.
In particolare vorremmo sottoporre alla Sua attenzione alcune criticità specifiche e sulle quali i giuristi e gli studiosi si sono già soffermati. Come è noto, quando si redige un Testo Unico ed un Codice si pone la questione della vigenza di quelle norme, pur attinenti alla materia oggetto di codificazione di cui non venga fatto un richiamo espresso sia sull’abrogazione sia ulteriore vigenza delle stesse anche dopo l’entrata in vigore del Codice. E’ il caso delle modalità di assegnazione di personale alla D.I.A. e del relativo trattamento economico. Infatti, la cancellazione dell’art. 120 del codice che riproduceva l’attuale normativa d’ingresso è fonte di incertezza sulla disciplina giuridica – economica del personale ivi in servizio.
La Legge 29 ottobre 1991, n. 345 istitutiva della D.I.A. ha assecondato l’esigenza di assegnare personale particolarmente competente e professionalmente preparato alle investigazioni, per poter contrastare al meglio fenomeni di criminalità organizzata. La stessa legge ha riconosciuto un trattamento economico superiore, identico quello che era percepito dal personale in servizio presso l’Alto Commissariato per la lotta alla mafia, per la particolarità ed il rischio delle funzioni esercitate.
I risultati negli anni sono stati eccellenti ed in particolare dal 2009 al primo semestre 2011 la D.I.A. ha sequestrato beni per 5,7 miliardi di euro e confiscato beni per un valore di 1,2 miliardi. Quindi l’aver cancellato dal Codice Antimafia le succitate previsioni sembra colpire direttamente chi quotidianamente “fa antimafia”.
Ci domandiamo, inoltre, a questo punto che senso ha un codice antimafia se al contempo si riducono sensibilmente ”a cassa” i fondi a disposizione della D.I.A. e del Servizio di Protezione dei pentiti, e si innesta, ora, anche il seme della demotivazione negli uomini più esposti nella lotta ai sodalizi mafiosi. Si ha così il paradosso che la politica resiste alle riduzioni dei suoi costi mentre è pronta a tagliare i trattamenti economici dei servitori dello Stato che rischiano la vita.
Certi che vorrà tenere nel debito conto le nostre osservazioni, scaturite dalla ferma volontà di contribuire al rafforzamento del sistema della sicurezza democratica.
Roma, 1 agosto 2011
Enzo Marco Letizia

CODICE ANTIMAFIA – CRITICITA’ LETTERA A BONGIORNO E PISANU