Prevalgono le ragioni della specificità
Paradossalmente, la specificità connessa al lavoro svolto, alle progressioni di carriera in ogni qualifica, dalla più bassa alla più alta, durante il blocco economico di questi 4 anni ha finito col penalizzare il personale dei Comparti sicurezza e difesa in maniera molto più pesante, rispetto ai sacrifici richiesti alle altre categorie del pubblico impiego.
Sembra oggi che il Governo, nella riunione tenutasi il 17 a Palazzo Chigi tra il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e i Ministri dell’Interno, della Difesa e dell’Economia, l’abbia finalmente compreso.
È però davvero inconcepibile che per far destare l’attenzione su questo tema si sia dovuta evocare in un comunicato la parola tabù: sciopero.
Eppure le ragioni della specificità sono chiaramente enunciate dall’art. 19 della legge n. 183/2010, finora ignorata, con l’assurda conseguenza che alle maggiori responsabilità connesse agli avanzamenti, alle nomine alla qualifica superiore ed all’anzianità di servizio maturata, non è conseguito il dovuto riconoscimento economico.
È stato un successo della ragione che ha permesso di trovare dei comuni denominatori tra soggetti diversi, sensibilità diverse e identità diverse.
In realtà proprio questo pluralismo, concorde intorno all’obiettivo del riconoscimento dei diritti economici, ha rappresentato la vera forza del movimento unitario di Sindacati e Cocer.
Nessuno, da solo o rappresentando una parte assolutamente minoritaria, avrebbe potuto conseguire questo risultato. Non abbiamo apprezzato affatto il confronto tra la nostra situazione e quella dei disoccupati, che omette – peraltro – di considerare che noi in piazza ogni giorno affrontiamo chi ha perso il lavoro, chi è disperato, contenendo e gestendo tensioni nello stesso interesse di chi ha pagato duramente questa crisi.
L’età media nelle forze dell’ordine è cresciuta fino a 47 anni. Questo significa che in ogni nostra famiglia c’è un disoccupato, un malato o un anziano da assistere, di cui ci facciamo carico, ogni giorno, sempre di più, da quando questo Paese ha cominciato a tagliare gli investimenti sullo stato sociale in modo lineare.
Ciononostante, abbiamo sempre fatto la nostra parte e continueremo a farlo: la nostra specificità non è altro che il senso di responsabilità, declinato in ogni suo possibile aspetto. Ed è anche l’unica vera forza e l’identità propria del funzionario di polizia, che non ci preclude affatto la possibilità di utilizzare toni duri e determinati al momento opportuno, per rivendicare la retribuzione che ci è dovuta.
Nessuno pensi comunque che la partita è chiusa. L’arbitro non ha ancora fischiato la fine.
Roma, 20 settembre 2014
Lorena La Spina