1-39agenzie-lulio-2015Roma, 16 dicembre – L’aggressione perpetrata sabato notte ai danni di militari in servizio davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore da un palestinese e da un tunisino, entrambi clandestini e già colpiti da un provvedimento di espulsione, cui non avevano ottemperato, dimostra ancora una volta l’urgenza di misure concrete ed efficaci sul fronte dell’immigrazione. L’entità della minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale non consente di sottovalutare il problema dell’identificazione di chi fa ingresso nel nostro Paese e dell’eventuale espulsione di coloro che non posseggono i requisiti per trattenersi al suo interno.
Nell’attuale contesto, i CIE costituiscono uno strumento essenziale nel più complessivo sistema di prevenzione, per consentire l’identificazione finalizzata alla successiva espulsione.
La massima ricettività dei CIE si è avuta nel 2012, anno in cui erano in funzione ben 13 strutture, con una disponibilità di oltre 1800 posti.
Nel tempo, la ricettività è molto diminuita, peraltro in controtendenza rispetto al notevole aumento dei flussi migratori.
Oggi ne sono rimasti in funzione solo 7, per un totale di circa 600 posti effettivi, che però diventeranno poco più di 500 con l’annunciata trasformazione del CIE di Trapani in hot spot. Di poco superiori a 350 sono i posti per gli uomini, ma se si aggiunge anche l’inagibilità del settore maschile di Roma, conseguita al recente incendio, i posti uomo effettivi sono circa 280. Priorità assoluta è, quindi, un consistente aumento dei posti disponibili, in assenza dei quali finisce con l’essere vanificata larga parte del lavoro delle Forze dell’ordine, che identificano quotidianamente un gran numero di soggetti irregolari che poi, proprio per mancanza di posti presso i Centri, non possono essere materialmente espulsi con accompagnamento alla frontiera. Ovviamente, è ben difficile che gli stessi decidano, in un momento successivo, di adempiere spontaneamente al decreto di espulsione, che deve comunque essere emesso nei loro confronti.
Partendo dal presupposto che chi arriva in Italia per sfuggire alla guerra o alla miseria non dovrebbe avere alcuna valida ragione per non farsi identificare, sono necessarie – a livello nazionale – norme perentorie in materia di identificazione personale dei soggetti che, invece, rifiutano il fotosegnalamento. Si allude all’eventuale uso proporzionato della forza nei casi in cui ciò si renda indispensabile a causa del comportamento tenuto, anche se – per ipotesi – di resistenza meramente passiva. Parallelamente, però, occorre che l’impegno di rivedere l’accordo di Dublino, assunto dalla Commissione, sia rapidamente portato a compimento, al fine di evitare che siano proprio le attuali disposizioni in tema di asilo a costituire il principale ostacolo all’identificazione di tutti coloro che utilizzano l’Italia solo come luogo di transito, per raggiungere altri paesi europei.
Altro tema importante è quello dell’espulsione dei soggetti in fase di scarcerazione, per favorire la quale è indispensabile sviluppare la già prevista collaborazione interistituzionale con l’amministrazione penitenziaria. Questo aiuterebbe a limitare il rischio che persone potenzialmente pericolose, una volta uscite dagli istituti di pena, continuino a circolare sul nostro territorio nazionale.

Migranti: Funzionari Polizia, Cie strumento essenziale Solo 7 rimasti attivi, si rischia vanificare lavoro forze ordine (ANSA) – ROMA, 16 DIC – “L’entità della minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale non consente di sottovalutare il problema dell’identificazione di chi fa ingresso nel nostro Paese e dell’eventuale espulsione di coloro che non posseggono i requisiti per trattenersi al suo interno. Nell’attuale contesto, i Cie costituiscono uno strumento essenziale nel più complessivo sistema di prevenzione, per consentire l’identificazione finalizzata alla successiva espulsione”. Lo sostiene Lorena La Spina, segretario generale dell’Associazione nazionale funzionari polizia. “Oggi – lamenta La Spina – ne sono rimasti in funzione solo 7, per un totale di circa 600 posti effettivi, che però diventeranno poco più di 500 con l’annunciata trasformazione del Cie di Trapani in hot spot. Priorità assoluta – aggiunge – è, quindi, un consistente aumento dei posti disponibili, in assenza dei quali finisce con l’essere vanificata larga parte del lavoro delle forze dell’ordine, che identificano quotidianamente un gran numero di soggetti irregolari che poi, proprio per mancanza di posti presso i Centri, non possono essere materialmente espulsi con accompagnamento alla frontiera”. (ANSA).

TERRORISMO: ANFP, AGGRESSIONE ROMA DIMOSTRA URGENZA MISURE SU IMMIGRAZIONE = Roma, 16 dic. (AdnKronos) – L’aggressione di sabato notte ai danni di militari in servizio davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore da parte di un palestinese e di un tunisino, «entrambi clandestini e già colpiti da un provvedimento di espulsione, cui non avevano ottemperato, dimostra ancora una volta l’urgenza di misure concrete ed efficaci sul fronte dell’immigrazione», sottolinea il segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia, Lorena la Spina. L’entità della minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale «non consente di sottovalutare il problema dell’identificazione di chi fa ingresso nel nostro Paese e dell’eventuale espulsione di coloro che non posseggono i requisiti per trattenersi al suo interno», continua. Nell’attuale contesto, i Cie «costituiscono uno strumento essenziale nel più complessivo sistema di prevenzione, per consentire l’identificazione finalizzata alla successiva espulsione. Priorità assoluta è, quindi- prosegue La Spina- un consistente aumento dei posti disponibili, in assenza dei quali finisce con l’essere vanificata larga parte del lavoro delle forze dell’ordine, che identificano quotidianamente un gran numero di soggetti irregolari che poi, proprio per mancanza di posti presso i Centri, non possono essere materialmente espulsi con accompagnamento alla frontiera». (segue)
TERRORISMO: ANFP, AGGRESSIONE ROMA DIMOSTRA URGENZA MISURE SU IMMIGRAZIONE (2) = (AdnKronos) – «Partendo dal presupposto che chi arriva in Italia per sfuggire alla guerra o alla miseria non dovrebbe avere alcuna valida ragione per non farsi identificare, sono necessarie – a livello nazionale – norme perentorie in materia di identificazione personale dei soggetti che, invece, rifiutano il fotosegnalamento. Si allude all’eventuale uso proporzionato della forza- ricorda il segretario Anfp- nei casi in cui ciò si renda indispensabile a causa del comportamento tenuto, anche se – per ipotesi – di resistenza meramente passiva». Parallelamente, però, «occorre che l’impegno di rivedere l’accordo di Dublino, assunto dalla Commissione, sia rapidamente portato a compimento, al fine di evitare che siano proprio le attuali disposizioni in tema di asilo a- spiega- costituire il principale ostacolo all’identificazione di tutti coloro che utilizzano l’Italia solo come luogo di transito, per raggiungere altri paesi europei». Altro tema importante «è quello dell’espulsione dei soggetti in fase di scarcerazione, per favorire la quale è indispensabile sviluppare la già prevista collaborazione interistituzionale con l’amministrazione penitenziaria. Questo aiuterebbe a limitare- conclude La Spina- il rischio che persone potenzialmente pericolose, una volta uscite dagli istituti di pena, continuino a circolare sul nostro territorio nazionale».