Signor Capo della Polizia,
anche quest’anno il concorso interno per l’acquisizione della qualifica di Primo Dirigente si è concluso senza vincitori, ma – ci sembra – con una fitta schiera di vinti. Da una parte i colleghi che hanno deciso di partecipare, dedicando del tempo allo studio ed all’approfondimento, pur se a costo di problematici equilibrismi tra lavoro e vita privata.
Dall’altra, l’Amministrazione, che si rivela drammaticamente incapace di consentire una forma di progressione interna, alternativa rispetto allo scrutinio per merito comparativo, ai funzionari più giovani e meritevoli, che aspirano legittimamente ad accedere alla dirigenza un po’ prima dei cinquant’anni di età, che sono ormai divenuti la regola. Un po’ prima, cioè, che la stanchezza, la frustrazione e la demotivazione che derivano dal nostro insoddisfacente sistema delle promozioni annuali, abbiano avuto l’inevitabile sopravvento.
È obiettivamente difficile comprendere per quale ragione, anno dopo anno, i direttivi che partecipano al concorso si rivelino – potremmo dire – strutturalmente inadatti a ricoprire la qualifica dirigenziale.
L’impressione che ne ricaviamo è quella di uno strumento deliberatamente destinato a fallire, in considerazione dell’inadeguatezza delle tracce, che presuppongono in molti casi conoscenze eccessivamente specialistiche e settoriali, che un funzionario di polizia non è di norma in condizione di possedere. Tracce, quindi, che si presentano di per sé inidonee a selezionare il profilo professionale di reale interesse e rilievo per l’Amministrazione.
Chiediamo, quindi, ancora una volta, che si decida realmente quale strada intraprendere, anche al fine di non deludere, con sistematica “coerenza”, le aspettative dei colleghi, alimentando sfiducia e demotivazione e disincentivando la propensione all’autoaggiornamento, che costituisce un’oggettiva ricchezza per la categoria e per l’intera Amministrazione.
Non ha senso prevedere il limite delle tre consegne per un concorso interno, così come non ha senso proporre annualmente tracce che si collocano del tutto al di fuori della preparazione media dei più meritevoli. Ed ancora, se davvero il concorso interno può costituire uno strumento di selezione delle risorse migliori, chiediamo che le procedure siano d’ora innanzi – e finché non sarà definitivamente intervenuto il riordino – espletate a valle e non a monte rispetto al Consiglio di Amministrazione.
Grati per l’attenzione, cogliamo l’occasione per porgere i più cordiali saluti.
Roma, 25 febbraio 2016
Lorena La Spina