Si apprende oggi da un articolo stampa che la Procura di Milano si è trovata nella materiale impossibilità di procedere all’intercettazione delle comunicazioni intercorse su WhatsApp, nell’ambito dell’indagine che ha recentemente portato all’arresto di quattro persone, a fronte dell’accertato pericolo di attentati ai danni del Vaticano e dell’ambasciata di Israele.
Ed infatti, a seguito della distruzione fisica del cellulare, si era reso necessario chiedere direttamente l’acquisizione dei messaggi giacenti in fase di arrivo presso il server.
Tuttavia, la compagnia americana ha di fatto negato la propria collaborazione, adottando una serie di espedienti dilatori che hanno creato serie difficoltà alle autorità inquirenti, complicando ed ostacolando le indagini.
Non sono neppure risultate disponibili le linee guida aziendali per le procedure di emergenza adottate, che non sono state diffuse on-line, a differenza di quanto avviene per altre compagnie.
Emerge con assoluta evidenza il paradosso determinato dalla sindacabilità da parte di un soggetto privato di una richiesta avanzata direttamente dall’Autorità Giudiziaria, ossia da uno dei poteri di uno Stato sovrano e sottoposta a ben precise garanzie procedurali.
A fronte dell’accaduto, che dimostra con sconfortante chiarezza quanto ciò possa incidere sulla rapidità e sulla tempestività di attività investigative fondamentali per la sicurezza pubblica e la tutela della pubblica incolumità, tanto più in un momento in cui l’incombente minaccia del terrorismo internazionale appare senza precedenti, auspichiamo una convinta azione governativa affinché a livello europeo – e non solo nazionale – siano applicate rigorose politiche restrittive nei confronti dei soggetti privati che adottano simili comportamenti. Ed inoltre, è indispensabile che i c.d. “contratti di stabilimento”, laddove presenti, contengano opportune clausole finalizzate ad assicurare la disponibilità dei dati in caso di motivate esigenze investigative.
Nel bilanciamento tra contrapposti interessi, soprattutto nella fase particolarmente delicata che l’intera Europa sta vivendo, riteniamo che la sicurezza nazionale ed internazionale meriti di essere privilegiata con forza e determinazione.
Roma, 3 giugno 2016
Lorena LA SPINA
Terrorismo: Anfp, WhatsApp non collabora, Governo intervenga
(ANSA) – ROMA, 3 GIU – Il Governo intervenga per evitare ciò che si è verificato a Milano, dove la procura – come scrive il Corriere della Sera – si è vista rifiutare la collaborazione della compagnia americana WhatsApp in un’inchiesta per terrorismo ritenendo che i messaggi scambiati tra indagati fossero solo “condivisione di propaganda” e non segnali di una vera e propria “situazione di emergenza”. E’ quanto chiede Lorena La Spina segretario nazionale dell’Associazione funzionari di Polizia. “La Procura di Milano – si legge in una nota dell’Anfp – si è trovata nella materiale impossibilità di procedere all’intercettazione delle comunicazioni intercorse su WhatsApp, nell’ambito dell’indagine che ha recentemente portato all’arresto di quattro persone, a fronte dell’accertato pericolo di attentati ai danni del Vaticano e dell’ambasciata di Israele. Ed infatti, a seguito della distruzione fisica del cellulare, si era reso necessario chiedere direttamente l’acquisizione dei messaggi giacenti in fase di arrivo presso il server. Tuttavia, la compagnia americana ha di fatto negato la propria collaborazione, adottando una serie di espedienti dilatori che hanno creato serie difficoltà alle autorità inquirenti, complicando ed ostacolando le indagini”. Secondo La Spina “emerge con assoluta evidenza il paradosso determinato dalla sindacabilità da parte di un soggetto privato di una richiesta avanzata direttamente dall’Autorità giudiziaria, ossia da uno dei poteri di uno Stato sovrano e sottoposta a ben precise garanzie procedurali”. A fronte di quanto accaduto, “auspichiamo – afferma l’Anfp – una convinta azione governativa affinché a livello europeo (e non solo nazionale) siano applicate rigorose politiche restrittive nei confronti dei soggetti privati che adottano simili comportamenti. Ed inoltre, è indispensabile che i cosiddetti ‘contratti di stabilimento’, laddove presenti, contengano opportune clausole finalizzate ad assicurare la disponibilità dei dati in caso di motivate esigenze investigative”. “Nel bilanciamento tra contrapposti interessi, soprattutto nella fase particolarmente delicata che l’intera Europa sta vivendo, riteniamo – conclude la nota – che la sicurezza nazionale ed internazionale meriti di essere privilegiata con forza e determinazione”. (ANSA).