46-imagesca13bsp1Signor Capo della polizia,

il 22 maggio 2012, ore 11.11 il sito dell’Associazione pubblica l’elenco dei promossi; alle ore 11.12 viene inviato un sms che avverte gli associati della pubblicazione della velina del Consiglio di Amministrazione; alle ore 11.17 il sito va in tilt per l’eccessivo numero di accessi, fatto del tutto inaspettato poiché sono anni che seguiamo la stessa procedura ed è stabile il numero degli iscritti.
La diagnosi è pertanto assai semplice: intorno a quelle decisioni c’èra un’attesa spasmodica e delle aspettative che non sono riconducibili al solo desiderio di affermazione, peraltro legittimo o al puro interesse economico, peraltro più che giustificato benché completamente disatteso o alla mera ambizione, peraltro sacrosanta.
Molti autorevoli commentatori e gran parte della classe politica attribuiscono la crisi che il Paese sta attraversando all’insana abitudine che ci avrebbe indotto ad adottare stili di vita largamente superiori rispetto alle concrete e reali possibilità.
Ma a nessuno può sfuggire che, al contrario, i Funzionari di Polizia, a differenza di molti altri funzionari dello Stato, a cominciare da quelli che siedono acconto a noi al Ministero dell’Interno, da oltre un decennio vivono al di sotto della loro professionalità, dell’incarico che sono chiamati a svolgere, perfino della dignità e della reputazione imposta dalla missione di garanzia loro attribuita, fino ad essere, in qualche caso, addirittura vulnerabili rispetto alle pressioni esterne.
I sacrifici richiesti dal rigore e dall’austerità li abbiamo compiuti prima di tutti gli Italiani, perché abituati all’abnegazione, ma penalizzati proprio da quello spirito di servizio che, pur rappresentando una preziosa qualità legata alla nostra professione, è diventato purtroppo una condanna alla penitenza, quando non all’umiliazione.
Con amarezza si registra una fortissima disillusione, tale da indurre disincanto nei confronti di una professione scelta per vocazione, una profonda disaffezione nei confronti del lavoro che siamo chiamati a svolgere ed una pericolosa caduta di fiducia verso l’Amministrazione.
Invano abbiamo più volte evidenziato la questione anagrafica, “una vera e propria bomba della demotivazione” ormai deflagrata, che affonda la speranza di ottenere le dovute soddisfazioni dal proprio lavoro, con effetti collaterali devastanti per l’intera istituzione.
L’assenza di regole certe per la promozione ha permesso troppe volte – e continua a farlo – che venissero premiati incompetenti, profittatori e protetti in barba a chi aspetta da anni pazientemente il proprio turno.
Dal cosiddetto “modello Caserta” quest’anno non è stato promosso nessuno nonostante i risultati e di esempi simili se ne potrebbero citare a decine.
Non intendiamo, tuttavia, aprire in questa sede ulteriori polemiche, sia per rispetto dei meritevoli promossi sia per non alimentare la pericolosa deriva rappresentata dalla spaccatura interna alla categoria.
Riteniamo utile, invece, sottolineare la necessità che sia dato finalmente avvio al riordino della nostra carriera: noi i sacrifici li abbiamo già fatti! Esso non è più procrastinabile se si vuole realmente uscire dalla crisi di fiducia che strozza la nostra professione e dare una prospettiva seria di progressione e di riconoscimento del lavoro che quotidianamente svolgiamo.
Oggi intorno al Ministro dell’Interno c’è un cerchio magico fatto dagli stessi personaggi che attuarono la Riforma della Carriera Prefettizia sulla pelle dei Funzionari di polizia. Un errore politico-istituzionale che ha determinato l’indebolimento progressivo dello stesso Ministero dell’Interno.
Diciamolo con chiarezza, “la casta prefettizia” non può essere realisticamente chiamata a trattare gli affari interni, tra cui i nostri. Troppo ha già ricevuto e troppo facile risulta utilizzare questo argomento come arma per zittire ogni richiesta che serva a far funzionare la sicurezza. Questi personaggi ci hanno svenduto già una volta e lo faranno ancora!
Due mesi fa autorevoli esponenti del Dipartimento ci hanno riferito che il Ministro Cancellieri era in procinto di firmare un decreto volto all’istituzione di un tavolo tecnico di concertazione per il riordino della carriera: è evidente che la razionalizzazione della spesa ha tagliato le penne al Gabinetto del Ministro.
Abbiamo fondati motivi di ritenere che nella spending review siano a rischio centinaia di posti di funzione: sarebbe il colpo di grazia per la nostra categoria e per la garanzia di una sicurezza civile e democratica. Nulla, invece, accadrebbe ai Prefettizi che sono già tutti “dirigenti e dirigenti superiori”.
Signor Capo della polizia, è giunta l’ora che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza faccia finalmente sentire la propria voce, rivendicando la dovuta parità di trattamento verso una tra le categorie più esposte dei Funzionari dello Stato. Non domani, ma adesso! Sono tempi difficili, in cui la precarietà della condizione economica, la delegittimazione della classe politica, la minaccia terroristica aggravano ulteriormente la già straordinaria complessità delle nostre funzioni. Siamo stanchi di aspettare, troppe volte lo abbiamo chiesto.
La preghiamo di non voler disattendere l’accorato appello che Le viene rivolto da chi, ogni giorno, per passione, per missione, per intimo convincimento, continua nonostante tutto a fare il proprio dovere: i Funzionari della Polizia di Stato hanno bisogno e, riteniamo serenamente, hanno diritto di ottenere una risposta concreta che da troppo tempo viene loro negata.
Roma, 24 maggio 2012

Enzo Marco Letizia
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Al Signor Capo della Polizia
Pref. Antonio MANGANELLI
Ministero dell’Interno
Roma

LETTERA AL CAPO POLIZIA 24 MAGGIO 2012: CONSIGLIO AMMINISTRAZIONE 2012