37-capo_della_poliziaNel salutare il nostro Capo, che se ne è andato dopo una lunga malattia che ha combattuto come una guerra con fierezza e tenacia e continuando a lavorare anche da lontano, con determinazione e responsabilità, non possiamo non ricordare il “capitano, mio capitano” di Walt Whitman, per la sua volontà, sempre riconfermata, di guidarci a un porto dove la nave potesse ancorarsi sicura e ferma ed il ciclo del viaggio si compisse.
Se importante, più della meta, è il viaggio, allora Antonio Manganelli l’ha avuta vinta sulla malattia inesorabile, lasciando la sua impronta di orgogliosa combattività e il suo esempio di passione per il lavoro che viveva come una missione. E se non ha potuto condurci a un porto sicuro, ci ha indicato una strada fatta di senso di responsabilità, rispetto per i valori costituzionali, attaccamento alle istituzioni, ma al tempo stesso una indipendenza di giudizio, dettata dalla consapevolezza di rappresentare un organismo vivo, fatto di donne e uomini, con virtù e difetti, ma sempre pronti a dimostrare abnegazione e spirito di sacrificio e proprio per questo meritevoli di considerazione.
Quando metteva in guardia istituzioni e politica del rischio che inadeguatezza, incompetenza, impotenza o cattiva volontà o interessi privati si scaricassero sull’ultimo anello della catena di competenze e decisioni, sacrificando l’immagine e l’autorevolezza delle forze dell’ordine, non faceva una difesa d’ufficio. Voleva invece richiamare l’attenzione sulla centralità ineludibile della sicurezza, che deve consistere certamente nel mantenimento dell’ordine pubblico, ma deve significare anche ristabilimento delle condizioni di legalità, aspirare e agire per conseguire equità nell’economia e nelle relazioni di lavoro e sociali, combattere le disuguaglianze, che costituiscono la minaccia più forte alla democrazia.
È con gratitudine profonda che vogliamo ricordare come la sua azione e la sua presenza abbiano contribuito a quel processo di “democratizzazione” della Polizia, che ci viene riconosciuta dalla cronaca e dalla storia: un percorso consistito non solo nella maturazione del riconoscimento di una identità professionale, o nella capacità di esercitare una costruttiva critica interna nei confronti di errori di valutazione e comportamenti inappropriati, o nel conseguimento di livelli maturi di sindacalizzazione. Ma che risiede soprattutto nella coscienza raggiunta del nostro ruolo di tutela delle garanzie democratiche, delle libertà di espressione, dei diritti di tutti, quindi anche dei nostri, per quanto riguarda il legittimo appagamento dei bisogni e delle aspettative di una Polizia moderna, efficiente, autorevole, nella certezza che si tratta di requisiti irrinunciabili per rispondere alle istanze di sicurezza dei cittadini.
Nell’ultimo anno ha voluto essere presente ai più importanti eventi promossi dall’Associazione. Per noi è stato un onore, per lui era l’occasione non rituale di manifestare la sua attenzione per l’attività di elaborazione che si svolge all’interno delle rappresentanze sindacali e che vanno ben oltre la rivendicazione peraltro legittima e doverosa, oltre che l’esplicita espressione del suo essere “al nostro fianco”.
Ma costituiva anche l’opportunità per ribadire la necessità di interpretare il tema dell’ordine pubblico, come caposaldo della sicurezza e quindi della democrazia, riconfermando che non può essere mantenuto attraverso restrizioni, censure, limitazioni, o peggio ancora con la repressione. E che va invece promosso con il pervicace impegno per il rispetto delle leggi, messo a rischio da una crescente tolleranza dell’illegalità, che va perseguito con il presidio e il controllo di un territorio sempre più permeabile alle infiltrazioni della criminalità, che va difeso, soprattutto con la prevenzione, dallo sfociare in violenza ed eversione del malessere generato dalla crisi. E che richiede investimenti in sicurezza, meno costosi come è noto della riparazione dei danni, favorendo la professionalità, rafforzando intelligence e tecnologie, irrobustendo il sistema di controlli e la cooperazione, rispondendo alle esigenze economiche e di carriera delle forze dell’ordine.