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Al Sig. Ministro dell’Interno
On.le Angelino ALFANO

Al Sig. Ministro della Difesa
Sen. Roberta Pinotti

Signori Ministri,

ogni anno, con l’approssimarsi delle scadenze fondamentali dell’agenda economica e finanziaria e adesso anche con l’imminente provvedimento sulla Pubblica Amministrazione, si diffondono puntualmente voci a tenore delle quali ci sarebbe intenzione di abrogare le norme di salvaguardia economica. Ove tale intenzione dovesse effettivamente concretizzarsi, si assisterebbe all’ennesima ed irreversibile penalizzazione della categoria dei Funzionari delle forze dell’ordine e gradi equiparati delle Forze di Polizia ad ordinamento militare, oltre che degli Ufficiali delle Forze Armate.

In particolare, nel mirino dei ragionieri e dei commissari alla spending review, finiscono, come di consueto, i commi 22 e 23 dell’articolo 43 della Legge 121/81, che prevedono che ai funzionari del ruolo dei commissari e gradi equiparati che abbiano prestato servizio senza demerito per tredici anni sia attribuito il trattamento economico spettante al primo dirigente e che al compimento del ventitreesimo anno di servizio agli stessi ed ai primi dirigenti e gradi equiparati sia attribuito il trattamento economico spettante al dirigente superiore.
Al riguardo va subito chiarito che, a differenza di quanto è rimasto formalmente scritto nelle norme, tale equiparazione non esiste più già dall’emanazione del DPCM 3 gennaio 2001, confermato nella legge Finanziaria del 2004, che ha escluso espressamente dal citato automatismo stipendiale l’indennità perequativa, che ammonta a poco più di 1000 euro lordi per i primi dirigenti e a circa 1600 euro lordi per i dirigenti superiori.

Quindi le previsioni di cui al citato articolo 43 della Legge 121/81, agli inizi degli anni 2000 sono state di fatto svuotate di contenuto ed hanno assunto, piuttosto, ormai da quasi 15 anni, la doppia veste di scatto di anzianità (l’unico che si possa definire tale nel corso dell’intera vita professionale di un funzionario di polizia, posto che, ad esempio, tra lo stipendio di un Commissario Capo appena uscito dal corso e quello di un Vice Questore Aggiunto con ben tredici anni di servizio c’è una differenza di circa 180 euro) e di “parziale ristoro” stipendiale per il mancato riordino della carriera in senso unitario e dirigenziale. Del resto, il mancato riordino, che l’ANFP richiede ormai da anni perfino a “costo zero”, assume il carattere di una vera e propria discriminazione per i funzionari della Polizia di Stato (rimasti esclusi a differenza di molte altre categorie di dipendenti pubblici, come diplomatici, prefettizi, direttori delle carceri, medici etc.). Esso si colloca, peraltro, in evidente contrasto con la oggettiva natura dirigenziale delle funzioni svolte, riconosciuta anche dalla legge finanziaria del 2003 che – nelle more del riordino – ha infatti disposto uno specifico stanziamento di fondi per la c.d. indennità di valorizzazione dirigenziale.

Va affermato con chiarezza, per chi ancora non lo avesse capito, che i Funzionari della Polizia di Stato non godono di alcun privilegio, neppure all’interno dell’Amministrazione di cui essi fanno parte, ove il mancato riordino della carriera ha prodotto conseguenze sia sotto il profilo dello status giuridico, sia sotto quello strettamente economico, che è eufemistico definire paradossali. Al contrario, essi attendono da anni riforme che quelle stesse figure che oggi invocano la soppressione dei c.d. “automatismi stipendiali” si sono da tempo ampiamente concesse, trovando i finanziamenti per le loro carriere sul finire degli anni ‘90. Ed ora quegli stessi “tecnocrati”, con una classe politica nuova, pretendono di continuare a salvaguardare se stessi, danneggiando ulteriormente chi assicura compiti strategici per la salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica nel nostro Paese. Come abbiamo più volte ripetuto, i funzionari della Polizia di Stato sono ogni giorno impegnati sulle strade e nelle piazze, svolgono e coordinano le più delicate attività operative, spesso lontani dalle proprie famiglie, assicurano una costante reperibilità per il buon funzionamento degli uffici cui appartengono, con notevolissimi sacrifici personali. Sono stanchi di fare volontariato, stanchi di subire i colpi e l’indifferenza di una politiche che ne sfrutta professionalità e competenze rifiutandosi di riconoscere le loro più che legittime rivendicazioni.

Signori Ministri, forte è il malcontento che agita la categoria. E’ indispensabile una ferma e concreta presa di posizione da parte delle SS.LL., al fine di salvaguardare quello che resta della nostra specificità e di riavviare l’iter volto al riordino della nostra carriera.

Il Segretario Nazionale
Lorena LA SPINA

LETTERA MINISTRI ALFANO E PINOTTI