L’immagine della Polizia di Stato che emerge dalle dichiarazioni del Sost. Proc. Gen. Enrico ZUCCA, comparse oggi sulla stampa, ci sembra francamente antistorica e lontana dalla realtà. Pur consapevoli dei gravi errori commessi a suo tempo nella gestione dei servizi di ordine pubblico predisposti in occasione del G8 di Genova, riteniamo, tuttavia, che dipingere la Polizia di Stato come un corpo antidemocratico e torturatore rappresenti una pericolosa distorsione della realtà, che rischia di incrinare il fondamentale rapporto di fiducia tra collettività e Forze dell’ordine, che in uno Stato di diritto costituisce uno dei pilastri su cui si regge l’intero sistema dell’ordine e della sicurezza pubblica. Si mostra, così, di non riconoscere il lungo cammino che da quel tempo abbiamo percorso, grazie anche all’istituzione di una scuola di formazione dedicata appositamente all’ordine pubblico e ad una serie di importantissime disposizioni emanate dal Dipartimento, con l’obiettivo di garantire uniformità, coordinamento e massima professionalità nelle fasi della pianificazione e della gestione dei servizi.
Quanto all’iter parlamentare in corso ai fini dell’introduzione del reato di tortura, ci teniamo a sottolineare che l’intervento dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia e di una larghissima parte del mondo sindacale, si è svolto nella più assoluta trasparenza, attraverso la produzione di articolate e motivate note di commento al testo in discussione e audizioni innanzi alla Commissione Giustizia della Camera, in un’ottica concretamente propositiva, volta ad ottenere un miglioramento del testo e non certo ad ostracizzarne l’approvazione, come ingiustamente è stato sostenuto.
Noi non siamo animati da alcun pregiudizio ideologico e riteniamo che ciò dovrebbe valere per tutti. Anche per chi sostiene che oggi la tortura è pacificamente praticata in Italia e che è necessario “legare le mani alla Polizia”. Ci sembra quanto mai necessaria, invece, una riflessione seria e ponderata sulle enormi difficoltà con le quali ogni giorno ci confrontiamo nella gestione dei servizi di ordine pubblico, per comprendere quanto possa essere controproducente esternare simili considerazioni, che non corrispondono alla realtà, senza tener conto dell’impatto che esse possono avere su chi lavora per strada sopportando insulti, provocazioni, aggressioni fisiche e verbali, rischi di ogni tipo. E, soprattutto, sopportando il peso della responsabilità di decidere il da farsi, subito, in quel preciso momento, in condizioni spesso altamente critiche, cercando di contemperare, ad esempio, l’esigenza di reprimere condotte spesso anche molto gravi, con quella di tutelare l’integrità fisica dei manifestanti o il patrimonio artistico delle nostre città.
Spiace profondamente che la divergenza di opinioni sulla configurazione di un reato comune anziché di un reato proprio del pubblico ufficiale, specie alla luce delle non univoche indicazioni che provengono dal panorama internazionale, ove esistono opzioni di entrambi i tipi e forti sollecitazioni a prevenire e reprimere la tortura anche nell’ambito dei rapporti interprivati, possa costituire l’occasione per pretestuose accuse di corporativismi e partigianerie ai nostri danni. Peraltro, è stata prevista un’aggravante specifica per il pubblico ufficiale e l’incaricato di pubblico servizio, volta a sottolineare il particolare disvalore della condotta.
Gradiremmo, pertanto, che il dibattito sulla materia si svolgesse con la trasparenza, l’imparzialità e l’onestà intellettuale che la rilevanza dell’argomento certamente impone. E con il necessario rispetto per quelle preziose e fondamentali funzioni che quotidianamente, con orgoglio e sacrificio, le donne e gli uomini della Polizia di Stato svolgono a vantaggio della collettività e del Paese.

G8: Funzionari Polizia, da allora percorso lungo cammino La Spina, riflessione seria e ponderata su reato tortura (ANSA) – ROMA, 9 GIU – “L’immagine della Polizia di Stato che emerge dalle dichiarazioni del Sostituto Procuratore Generale
Enrico Zucca ci sembra francamente antistorica e lontana dalla realtà”. Lo dichiara il Segretario Nazionale dell’associazione Funzionari di Polizia, Lorena La Spina commentando le parole del magistrato che avrebbe parlato di una polizia non cambiata dal G8 di Genova.
“Pur consapevoli dei gravi errori commessi – prosegue – riteniamo che dipingere la Polizia come un corpo antidemocratico e torturatore rappresenti una pericolosa distorsione della realtà, che rischia di incrinare il fondamentale rapporto di fiducia tra collettività e Forze dell’ordine”. “Si mostra, così – aggiunge la sindacalista – di non riconoscere il lungo cammino che da quel tempo abbiamo percorso, grazie anche all’istituzione di una scuola di formazione dedicata appositamente all’ordine pubblico e ad una serie di importantissime disposizioni emanate dal Dipartimento, con l’obiettivo di garantire uniformità, coordinamento e massima professionalità nelle fasi della pianificazione e della gestione dei servizi”.
Per quanto riguarda l’iter parlamentare per l’introduzione del reato di tortura, si sottolinea che l’intervento dell’Anfp e di larga parte del mondo sindacale, “si è svolto nella più assoluta trasparenza, attraverso la produzione di articolate e motivate note di commento al testo in discussione e audizioni innanzi alla Commissione Giustizia della Camera, in un’ottica concretamente propositiva, volta ad ottenere un miglioramento del testo e non certo ad ostracizzarne l’approvazione”.
Secondo La Spina “è quanto mai necessaria una riflessione seria sulle enormi difficoltà con le quali ci confrontiamo nella gestione dei servizi di ordine pubblico, per comprendere quanto possa essere controproducente esternare simili considerazioni, che non corrispondono alla realtà, senza tener conto dell’impatto che esse possono avere su chi lavora per strada in condizioni spesso altamente critiche, cercando di contemperare l’esigenza di reprimere condotte spesso anche molto gravi, con quella di tutelare l’integrità fisica dei manifestanti o il patrimonio artistico delle nostre città”.

(AGENPARL) – Roma, 09 giu – “L’immagine della Polizia di Stato che emerge dalle dichiarazioni del Sost. Proc. Gen. Enrico ZUCCA, comparse oggi sulla stampa, ci sembra francamente antistorica e lontana dalla realtà. Pur consapevoli dei gravi errori commessi a suo tempo nella gestione dei servizi di ordine pubblico predisposti in occasione del G8 di Genova, riteniamo, tuttavia, che dipingere la Polizia di Stato come un corpo antidemocratico e torturatore rappresenti una pericolosa distorsione della realtà, che rischia di incrinare il fondamentale rapporto di fiducia tra collettività e Forze dell’ordine, che in uno Stato di diritto costituisce uno dei pilastri su cui si regge l’intero sistema dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Lo dichiara. in una nota il Segretario Nazionale dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, Lorena La Spina, che aggiunge: “Si mostra, così, di non riconoscere il lungo cammino che da quel tempo abbiamo percorso, grazie anche all’istituzione di una scuola di formazione dedicata appositamente all’ordine pubblico e ad una serie di importantissime disposizioni emanate dal Dipartimento, con l’obiettivo di garantire uniformità, coordinamento e massima professionalità nelle fasi della pianificazione e della gestione dei servizi”.

“Quanto all’iter parlamentare in corso ai fini dell’introduzione del reato di tortura, – continua il segretario dell’ANFP – ci teniamo a sottolineare che l’intervento dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia e di una larghissima parte del mondo sindacale, si è svolto nella più assoluta trasparenza, attraverso la produzione di articolate e motivate note di commento al testo in discussione e audizioni innanzi alla Commissione Giustizia della Camera, in un’ottica concretamente propositiva, volta ad ottenere un miglioramento del testo e non certo ad ostracizzarne l’approvazione, come ingiustamente è stato sostenuto”.

“Noi non siamo animati da alcun pregiudizio ideologico – sottolinea La Spina – e riteniamo che ciò dovrebbe valere per tutti. Anche per chi sostiene che oggi la tortura è pacificamente praticata in Italia e che è necessario “legare le mani alla Polizia”. Ci sembra quanto mai necessaria, invece, una riflessione seria e ponderata sulle enormi difficoltà con le quali ogni giorno ci confrontiamo nella gestione dei servizi di ordine pubblico, per comprendere quanto possa essere controproducente esternare simili considerazioni, che non corrispondono alla realtà, senza tener conto dell’impatto che esse possono avere su chi lavora per strada sopportando insulti, provocazioni, aggressioni fisiche e verbali, rischi di ogni tipo. E, soprattutto, sopportando il peso della responsabilità di decidere il da farsi, subito, in quel preciso momento, in condizioni spesso altamente critiche, cercando di contemperare, ad esempio, l’esigenza di reprimere condotte spesso anche molto gravi, con quella di tutelare l’integrità fisica dei manifestanti o il patrimonio artistico delle nostre città”.

“Spiace profondamente che la divergenza di opinioni sulla configurazione di un reato comune anziché di un reato proprio del pubblico ufficiale, specie alla luce delle non univoche indicazioni che provengono dal panorama internazionale, ove esistono opzioni di entrambi i tipi e forti sollecitazioni a prevenire e reprimere la tortura anche nell’ambito dei rapporti interprivati, possa costituire l’occasione per pretestuose accuse di corporativismi e partigianerie ai nostri danni. Peraltro, è stata prevista un’aggravante specifica per il pubblico ufficiale e l’incaricato di pubblico servizio, volta a sottolineare il particolare disvalore della condotta.”
“Gradiremmo, pertanto, – conclude La Spina – che il dibattito sulla materia si svolgesse con la trasparenza, l’imparzialità e l’onestà intellettuale che la rilevanza dell’argomento certamente impone. E con il necessario rispetto per quelle preziose e fondamentali funzioni che quotidianamente, con orgoglio e sacrificio, le donne e gli uomini della Polizia di Stato svolgono a vantaggio della collettività e del Paese”.

G8: funzionari polizia, da Zucca immagine lontana da realta’  (AGI) – Roma, 9 giu. – “L’immagine della Polizia di Stato che emerge dalle dichiarazioni del sostituto procuratore generale Enrico Zucca ci sembra francamente antistorica e lontana dalla realta’”. Ad affermarlo e’ Lorena La Spina, segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia. “Pur consapevoli dei gravi errori commessi a suo tempo nella gestione dei servizi di ordine pubblico predisposti in occasione del G8 di Genova – premette La Spina – riteniamo, tuttavia, che dipingere la Polizia di Stato come un corpo antidemocratico e torturatore rappresenti una pericolosa distorsione della realta’, che rischia di incrinare il fondamentale rapporto di fiducia tra collettivita’ e forze dell’ordine, che in uno Stato di diritto costituisce uno dei pilastri su cui si regge l’intero sistema dell’ordine e della sicurezza pubblica”. (AGI)

(AGI) – Roma, 9 giu. – Per il segretario nazionale dell’Anfp, “si mostra, cosi’, di non riconoscere il lungo cammino che da quel tempo abbiamo percorso, grazie anche all’istituzione di una scuola di formazione dedicata appositamente all’ordine pubblico e ad una serie di importantissime disposizioni emanate dal Dipartimento, con l’obiettivo di garantire uniformita’, coordinamento e massima professionalita’ nelle fasi della pianificazione e della gestione dei servizi”.
Quanto all’introduzione del reato di tortura, “noi non siamo animati da alcun pregiudizio ideologico e riteniamo che cio’ dovrebbe valere per tutti. Anche per chi sostiene che oggi la tortura e’
pacificamente praticata in Italia e che e’ necessario ‘legare le mani alla polizia’. Ci sembra quanto mai necessaria, invece, una riflessione seria e ponderata sulle enormi difficolta’ con le quali ogni giorno ci confrontiamo nella gestione dei servizi di ordine pubblico, per comprendere quanto possa essere controproducente esternare simili considerazioni, che non corrispondono alla realta’, senza tener conto dell’impatto che esse possono avere su chi lavora per strada sopportando insulti, provocazioni, aggressioni fisiche e verbali, rischi di ogni tipo. E, soprattutto, sopportando il peso della responsabilita’ di decidere il da farsi, subito, in quel preciso momento, in condizioni spesso altamente critiche, cercando di contemperare, ad esempio, l’esigenza di reprimere condotte spesso anche molto gravi, con quella di tutelare l’integrita’ fisica dei manifestanti o il patrimonio artistico delle nostre citta’.

G8 – TORTURA DICHIARAZIONI ANFP DEL 9 GIUGNO 2015