Il conflitto in Medio Oriente, in particolare quello che insanguina da mesi la Striscia di Gaza, non si combatte soltanto con le armi. Esiste un altro fronte, altrettanto insidioso, che attraversa confini e arriva ovunque: è quello dell’informazione visiva, amplificata dai media, dal web e dai social, che si trasforma sempre più spesso in carburante per la propaganda e la radicalizzazione jihadista.
Le immagini crude trasmesse in televisione, le dirette su YouTube, i video rilanciati su Telegram e TikTok – spesso decontestualizzati o manipolati – diventano strumenti potenti nelle mani delle organizzazioni terroristiche, che li utilizzano per alimentare narrazioni di oppressione, martirio e vendetta. In questo scenario, anche il singolo spettatore, giovane, fragile o già sensibile a ideologie estremiste, può diventare bersaglio facile di un processo di radicalizzazione rapido e silenzioso.
L’effetto di questi contenuti è duplice: da un lato esasperano le tensioni identitarie e culturali, spingendo verso l’estremismo chi già vive in contesti di marginalità; dall’altro offrono un’apparente legittimazione morale all’uso della violenza, innescando il passaggio dalla radicalizzazione verbale all’azione concreta.
È questo lo sfondo nel quale si colloca l’operazione odierna condotta dalle Digos di Catanzaro e Cosenza, che ha smascherato e fermato un soggetto intenzionato a compiere un attentato in Italia, ispirato proprio da queste dinamiche. Un episodio che evidenzia quanto l’eco visiva della guerra – se non filtrata con responsabilità e consapevolezza – possa trasformarsi in una minaccia reale alla nostra sicurezza nazionale.
In un’epoca in cui l’immagine vale più della parola, la sfida per le democrazie è duplice: proteggere la libertà d’informazione e, al contempo, arginare l’uso strumentale e deviato dei contenuti visivi che diventano detonatori di odio e violenza.
Serve un’azione congiunta: da parte degli organi di informazione, che devono assumersi la responsabilità etica nella scelta delle immagini da trasmettere; delle piattaforme digitali, chiamate a rafforzare i sistemi di controllo e rimozione dei contenuti estremisti; e delle istituzioni, che devono continuare a investire in prevenzione, formazione e intelligence.
La sicurezza non si costruisce solo con la repressione. Si difende anche nei pixel
IL SEGRETARIO NAZIONALE
ENZO MARCO LETIZIA
ROMA, 18 APRILE 2025