Nel fine settimana trascorso, le città di Milano, Torino e Roma sono state teatro di manifestazioni complesse (Pro Palestina, Rave party, derby Roma-Lazio) segnate da momenti di forte tensione e contrapposizione con il ferimento di 37 poliziotti. In un contesto segnato da conflitti internazionali che alimentano polarizzazioni ideologiche anche sul piano interno, le piazze italiane sono diventate terreno di espressione e, talvolta, di esasperazione.
La libertà di manifestare è un fondamento irrinunciabile dell’ordinamento democratico, ma il suo esercizio non può mai travalicare i confini della legalità né degenerare in comportamenti ostili o provocatori che esasperano lo scontro e mettono a rischio la sicurezza collettiva. I fatti accaduti a Milano, Torino e Roma lo dimostrano: quando il dissenso rinuncia alla via del confronto e si trasforma in sfida frontale o la violenza contamina lo sport o l’illegalità diffusa strumentalizza la musica, a pagarne le conseguenze sono la tenuta democratica, la convivenza civile e il lavoro di chi ogni giorno garantisce l’ordine pubblico con equilibrio e professionalità.
In questi giorni difficili, la Polizia di Stato è stata chiamata a operare ancora una volta con rigore, ma anche con senso della misura. Dietro gli elmetti e le visiere ci sono donne e uomini che, con responsabilità e umanità, sono chiamati a gestire situazioni ad alta complessità. La loro azione, spesso esposta al giudizio parziale di immagini decontestualizzate, si fonda su un principio essenziale: garantire i diritti di tutti, senza cedere a provocazioni e tutelando la sicurezza, anche di chi protesta.
Condividiamo pienamente quanto affermato da Giuseppe Tiani, storico alleato dell’Associazione, nel richiamare tutti — istituzioni, media e società civile — a un approccio equilibrato, che non alimenti tensioni né banalizzi il ruolo cruciale svolto quotidianamente dalle forze dell’ordine nel presidio delle libertà democratiche.
L’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia rivendica con forza il ruolo istituzionale e civile della funzione di garantire l’ordine pubblico: non una barriera, ma un argine democratico. È questo lo spirito che ci guida: la sicurezza non come negazione della libertà, ma come sua condizione necessaria. In un tempo in cui il rischio di radicalizzazione è reale, è compito di tutti evitare di alimentare tensioni e promuovere un confronto rispettoso e responsabile. È questa la strada della maturità democratica. È questa la strada del Paese.
IL SEGRETARIO NAZIONALE
ENZO MARCO LETIZIA
Il giubbotto di cui tutti(s)parlano, le aggressioni e la sicurezza da etichetta
di Giuseppe Tiani