Priorità è stipendio
Per quattro anni il blocco economico ha colpito tutti i colleghi: il giovane funzionario appena uscito dal corso, come tutti coloro che sono stati promossi alla qualifica superiore, coloro che hanno maturato il trattamento dirigenziale e persino coloro che sono andati in pensione.
Martedì 7 ci aspettiamo che venga messa la parola fine al blocco stipendiale dal Presidente del Consiglio Renzi, che non si preveda nessuna proroga per il 2015 e che lo sblocco sia strutturale, come richiesto e come promesso. E ci aspettiamo, altresì, che si dica con chiarezza che il finanziamento dello sblocco economico non sarà attuato con le risorse già destinate al pagamento di indennità per il personale.
La soluzione della paralisi delle remunerazioni è oggi pregiudiziale rispetto a qualsiasi altra questione che ruota intorno alla sicurezza. Una volta risolta, il tema da affrontare immediatamente sarà quello del riordino delle carriere che è anch’esso precondizione rispetto a qualsiasi ulteriore riflessione sull’organizzazione territoriale degli uffici. E’ infatti logico che qualsiasi progetto tenga conto non solo dell’organico effettivo, ma anche della suddivisone del carico di lavoro e delle responsabilità in base alle qualifiche ad esso connesse, per una corretta azione funzionale a garantire la sicurezza della collettività.
Noi abbiamo chiesto il riordino anche “a costo zero”, nella prima fase, purché si ottenga il riconoscimento normativo dell’unicità della nostra carriera e del carattere dirigenziale delle nostre funzioni. Siamo gli unici a non avere una carriera unica e dirigenziale, risultato che attendiamo da anni. E a dispetto delle previsioni normative, che già nel 2003 hanno riconosciuto la natura dirigenziale delle funzioni, attraverso l’indennità di valorizzazione che ci viene corrisposta proprio nelle more del riordino, siamo rimasti nella medesima condizione di partenza, con una serie di inaccettabili storture e sperequazioni che complicano ogni giorno il nostro lavoro e mortificano la nostra professionalità.
Occorre restituire dignità economica e professionale ai funzionari, troppo spesso sacrificati sul presunto altare del “politicamente corretto”. E non si è capito che così, oltre che umiliare i funzionari, si sta al contempo riducendo il ruolo di prima forza di Polizia sancito dalla legge n. 121/81, che negli anni ha subito una serie di colpi che ne hanno alterato gli equilibri, soprattutto tra le diverse componenti del Ministero dell’Interno, favorendo una deriva militaristica della sicurezza di questo Paese.
Si rende oggi necessario agire con rigore e lungimiranza, senza perdere di vista l’esigenza di salvaguardare un modello di sicurezza che può certo essere perfettibile, ma che ha sin qui mostrato di funzionare, anche nelle fasi più critiche che il nostro Paese ha attraversato.
Per quanto ci riguarda, non smetteremo di essere presenti su tutti i temi che – più o meno direttamente – ci coinvolgono e condizionano il nostro operato e di sottolineare, nei confronti di ogni possibile interlocutore, che i funzionari della Polizia di Stato rivendicano con forza, dignità e convinzione il riconoscimento della loro carriera in senso unitario e dirigenziale.
Roma, 2 ottobre 2014
Lorena La Spina