Anche quest’anno si è svolto nella Capitale il c.d. “concertone” del Primo Maggio, organizzato dalle sigle sindacali confederali per celebrare la Festa dei Lavoratori.
Come per le edizioni passate, la Questura di Roma ha predisposto per l’occasione un articolato servizio di ordine e sicurezza pubblica con l’impiego di un numero significativo di operatori delle Forze dell’Ordine, assicurando anche quest’anno il buon esito di una manifestazione assai sentita e tradizionalmente partecipata da migliaia di persone.
Come noto, per consolidata consuetudine nonché anche in considerazione della data storica in cui si svolge e dei promotori dell’iniziativa, l’evento costituisce palcoscenico privilegiato per manifestare, attraverso le voci autorevoli dei principali artisti musicali del paese, rimostranze e rivendicazioni di natura sociale, economica e politica.
Tuttavia, in tale contesto musicale e artistico, anche connotato da fisiologiche e spettacolari esagerazioni comunicative e da momenti altamente significativi – tra gli altri l’intervento dell’etologa Jane Goodall – non possiamo non rilevare un elemento di distonia.
E’ il refrein, un po’ stantio che finisce ciclicamente per associare – con un disinvolto automatismo che, francamente, inizia a preoccuparci – alla legittima critica politica all’Esecutivo di turno l’inevitabile stigmatizzazione dell’operato delle Forze di Polizia.
Difatti, sul palco si va da Massini che nel suo monologo asserisce che nel nostro Paese non ci si può dichiarare antifascisti altrimenti si viene “identificati dalla Digos” a Cosmo che nella performance eseguita nel corso della sua esibizione ha pensato bene di rappresentare quella che sembra una poliziotta che manganella e prende a calci un ragazzo che sventola una bandiera palestinese: entrambe le circostanze si riferiscono ad eventi ben noti che sono stati alla ribalta delle cronache nei giorni e nelle settimane scorse.
Lungi da noi voler entrare nel merito della libertà artistica e creativa di musicisti, attori e interpreti. Ma ci lascia perplessi constatare come, anche voci artistiche del Paese – che, giustamente, finiscono inevitabilmente per diventare altrettanto autorevoli latori di messaggi politici e sociali – finiscano inevitabilmente per instillare nei destinatari del messaggio l’idea – sbagliata – che la funzione di tutela e garanzia dell’ordine e della sicurezza pubblica, nel senso più alto del termine, sia appannaggio di una parte politica o, addirittura, venga gestita a uso e consumo di una parte politica a danno di un’altra, screditando una funzione pubblica che, invece, assume una dignità specifica e rientra nella c.d. Alta Amministrazione.
Sul punto vale la pena di ricordare che la storia della Pubblica Sicurezza, sin dalla nascita della Repubblica, dimostri come, al contrario, tale delicata funzione sia sempre stata svolta nell’interesse di tutti i cittadini e, sia stata sempre votata al pieno rispetto dei dettami costituzionali – persino in periodi, bui e fortunatamente ormai lontani, di forti tensioni e conflittualità sociali.
Pertanto, non si vuole qui condurre la difesa d’ufficio della categoria, bensì evidenziare quanto sia rischioso per la tenuta dell’ordine pubblico che la funzione di polizia diventi oggetto di messaggi negativi, per cui riteniamo che il concertone, un evento annuale così sentito e di straordinaria occasione per legittime rivendicazioni sociali e politiche, non venga svilito da avventate esternazioni di disprezzo nei confronti di un’Istituzione che, paradossalmente, proprio in quel momento ne sta garantendo il sereno svolgimento.
Roma, 8 maggio 2024
Enzo Marco Letizia