Nella ricorrenza della strage di via D’Amelio, dove rimasero uccisi insieme a Paolo Borsellino i poliziotti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, è importante evidenziare che la lotta alle mafie oltre ad essere un dovere civico è un impegno culturale, che come affermava il giudice Borsellino “abitui tutti a sentire il profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Fare memoria della strage di via D’Amelio vuol dire non fermarsi al ricordo ma dare esecuzione al testamento morale di Paolo Borsellino, affinché la mafia non si rigeneri, infatti il suo terreno di coltura è l’illegalità di qualsiasi forma e grado che spesso si accompagna alla debolezza della politica nei vari livelli locali dove il crimine organizzato ha più volte mostrato la sua capacità di condizionamento e di infiltrazione, tanto che fino ad oggi sono ben 372 i Consigli Comunali sciolti per mafia. La criminalità organizzata è abile a strumentalizzare le debolezze per infiltrarsi nei tessuti sociali ed economici per condizionare le scelte pubbliche e civili di interi territori. Oggi, più che in passato, con il Paese impegnato nella sfida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la vigilanza non è solo una questione di polizia ma dell’intera società civile.
Borsellino: Anfp, dare esecuzione a suo testamento morale (AGI) – Roma, 19 lug. – La lotta alle mafie e’ un “dovere civico” e anche un “impegno culturale”, che “come affermava il giudice Borsellino ‘abitui tutti a sentire il profumo della liberta’ che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguita’ e quindi della complicita””. Lo dichiara in una nota Enzo Letizia, segretario dell’Associazione nazionale Funzionari di Polizia, nella ricorrenza della strage di via D’Amelio, dove rimasero uccisi insieme a Paolo Borsellino i poliziotti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. “Fare memoria della strage di via D’Amelio – aggiunge il segretario dell’Anfp – vuol dire non fermarsi al ricordo ma dare esecuzione al testamento morale di Paolo Borsellino, affinche’ la mafia non si rigeneri, infatti il suo terreno di coltura e’ l’illegalita’ di qualsiasi forma e grado che spesso si accompagna alla debolezza della politica nei vari livelli locali dove il crimine organizzato ha piu’ volte mostrato la sua capacita’ di condizionamento e di infiltrazione, tanto che fino ad oggi sono ben 372 i consigli Ccmunali sciolti per mafia. La criminalita’ organizzata – rileva ancora Letizia – e’ abile a strumentalizzare le debolezze per infiltrarsi nei tessuti sociali ed economici per condizionare le scelte pubbliche e civili di interi territori. Oggi, piu’ che in passato, con il Paese impegnato nella sfida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la vigilanza non e’ solo una questione di polizia ma dell’intera societa’ civile”. (AGI)
Borselllino: Anfp, la lotta alle mafie e’ un impegno culturale (ANSA) – ROMA, 19 LUG – “Nella ricorrenza della strage di via D’Amelio, dove rimasero uccisi insieme a Paolo Borsellino i poliziotti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, e’ importante evidenziare che la lotta alle mafie, oltre ad essere un dovere civico, e’ un impegno culturale che, come affermava il giudice Borsellino, “abitui tutti a sentire il profumo della liberta’ che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguita’ e quindi della complicita””. Cosi’ Enzo Letizia segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia.
“Fare memoria della strage di via D’Amelio – sostiene Letizia – vuol dire non fermarsi al ricordo ma dare esecuzione al testamento morale di Paolo Borsellino, affinche’ la mafia non si rigeneri, infatti il suo terreno di coltura e’ l’illegalita’ di qualsiasi forma e grado che spesso si accompagna alla debolezza della politica nei vari livelli locali dove il crimine organizzato ha piu’ volte mostrato la sua capacita’ di condizionamento e di infiltrazione, tanto che fino ad oggi sono ben 372 i Consigli Comunali sciolti per mafia. La criminalita’ organizzata e’ abile a strumentalizzare le debolezze per infiltrarsi nei tessuti sociali ed economici per condizionare le scelte pubbliche e civili di interi territori. Oggi, piu’ che in passato, con il Paese impegnato nella sfida del Pnrr – conclude – la vigilanza non e’ solo una questione di polizia ma dell’intera societa’ civile”. (ANSA).