“Sulla vicenda legata agli insulti a Falcone e Borsellino in una trasmissione RAI abbiamo registrato con favore gli interventi, anche di autorevolissimo spessore, che sono stati espressi a tutela della memoria di magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine e delle istituzioni e di tanti innocenti vittime di associazioni criminali di stampo mafioso.”
“Nell’apprendere oggi che nelle intenzioni del conduttore ci voleva essere una finalità di mandare un messaggio di condanna del sistema mafioso ci sentiamo obbligati a ribadire quanto espresso in passato a seguito degli spazi dati ad interventi di brigatisti condannati per reati gravissimi: certi personaggi non possono e non devono avere accesso a ribalte pubbliche”
“Crediamo infatti che al di là di ogni intenzione, che non vogliamo né possiamo giudicare, vi sia un principio che deve essere rispettato che è quello di non poter dare spazio e potere di amplificazione a chi manda messaggi contrari alle leggi.”
“In ogni democrazia la libertà di espressione trova un limite che non può e non deve essere mai superato: quello dell’apologia di reato. Moralmente, poi, crediamo altrettanto insuperabile il principio del rispetto che va portato ai familiari di chi è stato barbaramente ucciso da criminali”.
“A noi oggi non interessa demonizzare il conduttore di turno, ci preme pensare al futuro per evitare che simili sconcezze si ripetano. Per questo crediamo fermamente nella necessità che si adotti un regolamento che imponga limiti precisi alla presenza sui mezzi di informazione di soggetti che per vissuto o idee personali istighino o inneggino al disprezzo delle leggi e della vita altrui”.
Così in una nota il portavoce dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, Girolamo Lacquaniti, interviene in merito alla vicenda degli insulti a Falcone e Borsellino durante la trasmissione Realiti di Enrico Lucci

 

 

Insulti a Falcone e Borsellino durante la trasmissione ‘Realiti’ di Enrico Lucci Roma, 11 giu. – (AdnKronos) – “Sulla vicenda legata agli insulti a Falcone e Borsellino in una trasmissione Rai abbiamo registrato con favore gli interventi, anche di autorevolissimo spessore, che sono stati espressi a tutela della memoria di magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine e delle istituzioni e di tanti innocenti vittime di associazioni criminali di stampo mafioso. Nell’apprendere oggi che nelle intenzioni del conduttore ci voleva essere una finalita’ di mandare un messaggio di condanna del sistema mafioso ci sentiamo obbligati a ribadire quanto espresso in passato a seguito degli spazi dati ad interventi di brigatisti condannati per reati gravissimi: certi personaggi non possono e non devono avere accesso a ribalte pubbliche”. Cosi’ in una nota il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia, Girolamo Lacquaniti, interviene sulla vicenda degli insulti a Falcone e Borsellino durante la trasmissione ‘Realiti’ di Enrico Lucci “Crediamo infatti che al di la’ di ogni intenzione, che non vogliamo ne’ possiamo giudicare, vi sia un principio che deve essere rispettato che e’ quello di non poter dare spazio e potere di amplificazione a chi manda messaggi contrari alle leggi. In ogni democrazia la liberta’ di espressione trova un limite che non puo’ e non deve essere mai superato: quello dell’apologia di reato. Moralmente, poi, crediamo altrettanto insuperabile il principio del rispetto che va portato ai familiari di chi e’ stato barbaramente ucciso da criminali”, denunciano i funzionari di Polizia. (segue)

“A noi oggi non interessa demonizzare il conduttore di turno, ci preme pensare al futuro per evitare che simili sconcezze si ripetano. Per questo – conclude la nota – crediamo fermamente nella necessita’ che si adotti un regolamento che imponga limiti precisi alla presenza sui mezzi di informazione di soggetti che per vissuto o idee personali istighino o inneggino al disprezzo delle leggi e della vita altrui”.

 

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