Signor Capo della Polizia,
“cosa debbo fare per essere promosso?” è questa la domanda che in questi giorni i funzionari si pongono, dal più giovane al più anziano.
Il sentire comune è stato ben sintetizzato da un collega: ”non valgo affatto più di altri, ma credevo di valere come gli altri”
Se è indiscutibilmente vero che tra i promossi ci sono colleghi capaci e meritevoli, è altrettanto vero, però, che sono ancora troppi coloro che non sono ancora stati gratificati per il lavoro svolto ed i sacrifici sostenuti e che sono relegati in “lista d’attesa” per un tempo indefinito. Un tempo, peraltro, che rischia di dilatarsi nella sua indeterminatezza se non si porrà rimedio alla riduzione dei posti di funzione da dirigente.
Gli errori di programmazione nella politica del reclutamento dei funzionari compiuti dall’Amministrazione, dalla metà degli anni ottanta fino agli inizi del duemila, un periodo lungo in cui furono bandì concorsi con picchi anche di 300 posti all’anno, hanno generato un caotico ingorgo nella progressione di carriera dei funzionari di polizia.
Questa situazione pesa oggi come un macigno sull’intera categoria. E c’è un solo modo per risolverla: l’aumento dei posti di funzione da dirigente, anche in via transitoria, fino a quando lo squilibrio determinato dagli sbagli del passato non sia stato risolto, non può essere considerato un tabù.
In una ricerca condotta alcuni anni or sono, su un campione di circa mille funzionari, il 60% degli intervistati indicava, al fine di risolvere le principali criticità connesse alla promozione attraverso lo scrutinio per merito comparativo, due linee direttrici tra loro strettamente collegate: la prima consiste nel rendere effettivamente trasparenti i criteri di valutazione con riferimento al punteggio discrezionale, l’altra sta nell’individuazione del percorso di carriera, al fine di stabilire alcuni punti fermi.
Il riordino delle carriere offre, finalmente, l’opportunità di intervenire, avviando un processo graduale, fatto di tappe intermedie, per la realizzazione del percorso di carriera previsto dall’articolo 10 del novellato D.lgs. n. 334/2000.
Solo così, in futuro, si potrà stabilire quali esperienze e quali attitudini professionali e gestionali siano necessarie per accedere alle qualifiche superiori, affinché siano premiati il merito, la disponibilità al sacrificio, la preparazione professionale, la capacità di assumersi responsabilità ed affrontare i conseguenti rischi.
Al termine del processo, siamo convinti che il percorso di carriera diventerà l’elemento portante di un sistema trasparente, su cui far ruotare la fissazione degli indici di prestazione, come l’identificazione dei criteri per la valorizzazione degli incarichi, consentendo così di interrompere il circolo vizioso su cui attecchiscono demotivazione e divisioni interne, causato dall’incertezza del proprio futuro professionale.
Il riordino, ne siamo sempre più convinti, è l’occasione da non perdere per dare concretezza alle aspettative di carriera dei funzionari di Polizia e per assicurare efficienza e funzionalità all’Amministrazione stessa.
Per garantire un’eguale base di partenza per tutti occorre, altresì, avviare parallelamente ai percorsi di carriera una concreta e reale politica alloggiativa. La mobilità – che già di per sé produce innegabili e spesso gravi ripercussioni sulla serenità familiare di tanti colleghi – non può e non deve rappresentare un onere anche di carattere economico. Di sovente, peraltro, le già irrisorie indennità conseguenti al trasferimento vengano saldate con ritardi insopportabili, tanto da rappresentare un autentico danno per il funzionario trasferito. Tutto ciò rende per alcuni nuclei familiari di fatto impossibile affrontare uno spostamento di sede, pregiudicando quei colleghi che sarebbero disponibili a mettersi in gioco con l’obiettivo di perseguire una crescita professionale.
Al riguardo, sarà utile effettuare un censimento dei beni confiscati alla criminalità e un’indagine di mercato con enti pubblici ed istituti assicurativi che detengono proprietà immobiliari, per verificare la possibilità di avere in assegnazione o di affittare alloggi idonei. Inoltre, nei protocolli di sicurezza con gli enti locali sarà utile introdurre intese volte all’individuazione di unità abitative dignitose per consentire la nostra mobilità.
C’è bisogno di un colpo d’ala: il funzionario di polizia va posto al centro delle politiche dell’Amministrazione.
Alla nostra categoria sono affidate le più alte responsabilità per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica, le più complesse e delicate funzioni organizzative, di gestione delle risorse umane, logistiche e strumentali.
È giunto il momento che l’Amministrazione rafforzi la tutela delle sue donne e dei suoi uomini più esposti e riconosca i loro meriti ed i loro sacrifici. Sarebbe senz’altro il migliore degli investimenti.
Roma, 20 marzo 2019
Enzo Marco Letizia