627-3avvenireAvvenire – 31 Agosto 2011 LA PARTITA DELLA PREVIDENZA
La protesta corre sul web, furia Cgil
Ognuno con il suo linguaggio, più colorito sui social network, più “diplomatico” nei comunicati ufficiali. Ma la rabbia e l’indignazione è forte ed è la stessa, per quell’anno di militare «buttato al vento» e quei soldi per riscattare la laurea «finiti alle ortiche». Il giorno dopo il vertice di Arcore le novità sulle pensioni uniscono i comuni cittadini che gridano allo scandalo, le categorie dei medici e dei funzionari di polizia già sul piede di guerra. Ma è l’intero fronte sindacale a ritrovare l’unità nella scelta di una grande mobilitazione per contrastare un intervento «fortemente iniquo».
Alla fine la previdenza è stata toccata. Però non passando dalla porta, con un cambiamento dei requisiti di età o delle quote che regolano l’accesso ai trattamenti di anzianità. Più semplicemente si è entrati dalla finestra, colpendo una particolare categoria di pensionandi, quelli che intendono lasciare il lavoro con 40 anni di contributi pensando di sfruttare anche il periodo del servizio militare o gli anni di università. A far saltare i nervi, ai sindacati in primis, è proprio questo che va, dicono, ad intaccare un diritto acquisito. Il reale impatto della decisione dipenderà in realtà dalla sua esatta traduzione in norme di legge. Ma da più fronti si inizia, comunque, a parlare della valanga di ricorsi che pioveranno sulle scrivanie degli enti previdenziali.

«L’attacco alle pensioni rafforza la scelta dello sciopero generale»: la Cgil va spedita verso il 6 settembre e anzi, sulla strada della mobilitazione, trascina anche Cisl e Uil. La nuova manovra «è ancora più profondamente ingiusta», dice la leader della Cgil Susanna Camusso, perciò le ragioni dello sciopero generale «sono non solo confermate ma anche rafforzate». Sulle pensioni «è stato fatto un golpe della cui gravità forse ancora non ci si è resi conto», aggiunge. Le norme sono discriminatorie e incostituzionali, così la responsabile del sindacato di Corso Italia già prevede l’avvio di «un contenzioso infinito». Il tema ora avvicina la Cgil anche alla Uil, pur rimanendo ampie le distanze nel giudizio complessivo sulla manovra. Il sindacato guidato da Luigi Angeletti, infatti, considera l’intervento su leva e riscatto degli anni di studio un nuovo colpo al pubblico impiego, e preannuncia che il 16 settembre verrà decisa la data di uno sciopero del settore. Ma dalla Uil non escludono nemmeno mobilitazioni più ampie, vista «l’inaccettabilità dell’intervento» sulle pensioni che Angeletti definisce «uno sgarbo, un dispetto». Più che pronto ad andare in piazza è anche il sindacato di via Po’, se il governo non ritirerà subito il provvedimento sulle pensioni. «La partita non può chiudersi così», tuona il leader della Cisl Raffaele Bonanni; mentre «si salvano giocatori di calcio e redditi alti dal contributo di solidarietà – aggiunge – è sbagliato penalizzare chi ha riscattato con i propri soldi la laurea ed il servizio militare».

Chi in stato di agitazione c’è già sono medici, attoniti ed increduli dello stop al riscatto degli studi universitari e della leva. Dalla manovra, denuncia infatti il segretario del sindacato dei medici italiani (Smi) Salvo Carlì, arriva «un’ulteriore scelta iniqua e senza giustificazioni», nonché un «attacco» e un «furto» di «diritti acquisiti a decine di migliaia di medici». Ingiustizia è anche la conclusione dell’Anaao Assomed, che parla di «proposta indecente». Il provvedimento è odioso ed iniquo, spiega il segretario Costantino Troise, perchè cancellerebbe tutte le pensioni di anzianità non essendo possibile iniziare a lavorare «prima dei 30 anni visto che laurea e specializzazione sono requisiti di legge». Ancora meno chiara, poi, la situazione pensionistica per i militari di carriera, ma già i funzionari di polizia si muovono per scongiurare il peggio. Invece di colpire gli evasori, precisano dall’Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp) si «preferisce penalizzare chi ha servito lo Stato e chi ha fatto sacrifici per riscattare gli anni di laurea».