566-4polMAFIA:ARRESTATO BOSS ARENA,ERA LATITANTE DA 18 ANNI IN LISTA 30 RICERCATI PIU’ PERICOLOSI. MARONI, E’ BELLA GIORNATA (ANSA) – CATANIA, 26 OTT – Nascosto all’interno di una cassapanca, una sorta di ‘bara’, occultata nell’armadio di un letto a ponte della propria abitazione. Era il covo ricavato nella sua abitazione, nel popoloso rione di Librino, del boss Giovanni Arena, 56 anni, capo dell’omonimo clan, ricercato da 18 anni. Il suo nome era inserito nella lista dei 30 latitanti piu’ pericolosi d’Italia stilata dal Viminale. Arena, sfuggito nel dicembre del 1993 all’operazione Orsa maggiore contro la cosca Santapaola, era stato condannato in contumacia all’ergastolo per un omicidio commesso nel 1989. Era ricercato anche per associazione mafiosa, detenzione di armi e traffico di droga. Il suo e’ un arresto eccellente: ”Oggi e’ una bella giornata per la lotta alla mafia”, ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. ‘E’ stata – ha aggiunto – un’operazione straordinaria per la quale mi complimento con il capo della polizia, Antonio Manganelli, con il questore di Catania e con lo Sco” Eppure per 18 anni Giovanni Arena e’ ‘scomparso’ senza lasciare tracce. Una latitanza che, per polizia e i magistrati di Catania, e’ stata resa possibile ”per l’eccezione protezione avuta dalla sua famiglia”. Senza dimenticare che sua moglie e quattro dei suoi figli in passato sono stati arrestati nell’ambito di operazioni anticrimine. In particolare la cosca Arena gestirebbe il fiorente mercato del traffico di droga nel famigerato ‘palazzo di cemento’ del rione Librino, quartiere dove Arena ha continuato a vivere e a essere protetto. Il questore Antonio Cufalo e il capo della squadra mobile Giovanni Signer hanno rivelato che il boss, dopo l’arresto ha fatto i complimenti agli investigatori e che poi, rivolgendosi ai suoi nipoti, ha detto loro: ”adesso potete smettere di chiamarmi zio, potete chiamarmi nonno…”. Un sistema, hanno spiegato, per ”evitare che qualcuno potesse parlare di lui in maniera diretta”. Una delle tante iniziative per proteggere la latitanza del super ricercato, come le numerose telecamere piazzate dalla polizia a Librino che sono state scoperte e distrutte. O gli operai del Comune che stavano potando delle siepi aggrediti da giovani del rione perche’ sospettavano che stessero collocando dei sistemi di sorveglianza. La prudenza non era mai abbastanza: in anni di intercettazioni nessuno dei suoi familiari ha parlato di lui o lo ha citato. La moglie, la ‘zarina’ del ‘palazzo di cemento’, quando la sua auto e’ stata rimossa per un divieto di sosta prima di tornarne in possesso l’ha fatta ‘bonificare’ per accertare che non ci fossero microspie. A tradire Arena e’ stato il suo tono di voce, basso e inconfondibile, che e’ stato ascoltato in sottofondo durante un’intercettazione nella sua abitazione. Agenti della squadra mobile hanno fatto irruzione: la casa sembrava vuota, ma il latitante era nascosto in una cassapanca occultata all’interno di un’armadio. Un piccolo dislivello ha svelato lo strettissimo ‘covo’ e Arena e’ stato arrestato. Era in possesso di una pistola calibro 9 con il colpo in canna. Non l’ha usata, e si e’ consegnato alla polizia: ”siete stati bravi…”, ha detto. Poi il trasferimento in Questura, con indosso jeans, una maglietta il volto di Homer Simpson, una giubbotto nero e cappello con visiera scuri immortalato dalle telecamere della squadra mobile. (ANSA).