472-sev_e_cancAlla Signora Ministro dell’Interno
Dott.ssa Anna Maria Cancellieri

Alla Signora Ministro della Giustizia
Prof.ssa Avv. Paola Severino

Signore Ministre,

continuiamo ad essere fortemente perplessi anche dopo le modifiche approvate dal Senato sul c.d. DL svuota carceri.
Infatti, appare evidente come il collocamento del soggetto arrestato presso la dimora o il domicilio – prescindendo da ogni considerazione in merito alla reale efficacia della misura ed alla ben probabile vanificazione del lavoro delle forze dell’ordine – sia riservato a coloro che effettivamente ne dispongano, con la conseguenza che per i “meno fortunati” (in larga parte, c’è da ritenere, indigenti e stranieri, comunitari e non), salva la disponibilità di strutture di pubblica assistenza, saranno, viceversa, le camere di sicurezza la misura di prima applicazione.
A tal proposito, questa Associazione ha già avuto più volte occasione di esprimere le proprie riserve, specie in riferimento all’effettiva idoneità di tali strutture ed alla pretesa minor afflittività della permanenza presso le stesse in luogo del trasferimento in carcere. Benché sia fortunatamente scomparso il riferimento al circondario, restano comunque da chiarire i concetti di “disponibilità” delle strutture da parte della P.G. operante e di “idoneità” delle stesse.
Necessario appare prevedere disposizioni di carattere strettamente organizzativo, come ad esempio, solo per citarne alcune, quelle relative alla fornitura dei pasti, all’eventuale presenza di figli minori, alla tutela degli operatori da rischi di carattere sanitario, alla successiva bonifica e pulizia dei locali, ecc.
Inutile ripetere che la necessità di assicurare turni continuativi di vigilanza, specie per gli uffici periferici o comunque di piccole dimensioni, determinerà intuibili serie difficoltà di carattere gestionale, oltre ad incidere negativamente, in misura assai significativa, sull’idoneità dei dispositivi di controllo del territorio e sulla predisposizione dei servizi istituzionali.
Non si comprende, poi, la reale portata della previsione del nuovo art. 123 del d.lgs. 28 luglio 1989, n. 271, né l’asserita limitazione del trasferimento delle persone detenute da parte delle forze di polizia (cui si fa ampio riferimento nella relazione introduttiva al D.D.L.), giacché evidentemente essa non sarà destinata ad operare né nelle ipotesi in cui l’arrestato sia custodito in uno dei luoghi di cui all’art. 284 c.p.p., né ove esso sia trattenuto presso le “idonee strutture” nella disponibilità della P.G.
Ed in ogni caso la limitazione delle traduzioni per la polizia Penitenziaria sarà destinata a ricadere sulla P.G. operante e, dunque, su strutture la cui missione istituzionale non è certo quella di provvedere né alla custodia degli arrestati né alla loro successiva traduzione per gli adempimenti di legge.
Il provvedimento, in sostanza, perdonate la brutalità dell’espressione, sembra operare uno “scarica barile” che non tiene conto delle enormi difficoltà con cui già nell’attuale assetto si misurano ogni giorno le strutture interessate. Né tiene conto dei costi, in termini di riduzione dell’offerta del bene “sicurezza”, che le nuove previsioni sono destinate a determinare a danno dell’intera collettività. E neppure della carenza strutturale di uomini ed autovetture che affligge ormai da anni la Polizia di Stato e che non riteniamo sia realisticamente destinata a rapida soluzione. Ci sono Commissariati che si arrabattano letteralmente con una o due autovetture, per i quali l’obbligo di provvedere alla successiva traduzione dal domicilio al tribunale e poi ancora, magari, dal tribunale al domicilio o al carcere, produrrà effetti esiziali.
Non riteniamo che la risoluzione del problema del sovraffollamento carcerario, di cui comprendiamo l’attualità, possa essere realizzata attraverso disposizioni che si limitano ad un’irrazionale trasposizione della questione, tra gli altri, proprio sugli operatori della polizia, che ogni giorno, con abnegazione, senso di responsabilità, sacrificio personale e familiare, fronteggiando innumerevoli difficoltà e carenze radicali di dotazioni e mezzi, sono chiamati ad assicurare la pacifica e democratica convivenza all’interno del nostro Paese.

Enzo Marco Letizia

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