218-4allarmeEgregio Signor Presidente del Consiglio e Signori Ministri,
le Forze di Polizia, ed in particolare la Polizia di Stato, sono oggi un punto di equilibrio fondamentale sia nella gestione delle tensioni sociali, generate dalla crisi che ha investito il Paese, che nel passaggio dal vecchio sistema al nuovo senza traumi.
Alla stessa stregua esse rappresentano, così come dimostrato anche dagli ultimi sondaggi circa il gradimento dei cittadini nei confronti delle Istituzioni che vede le Forze di polizia in vetta alla classifica, un punto di riferimento saldo e irrinunciabile nella difesa della democrazia e nella tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica che, siamo certi, è opinione condivisa nel ritenere tali elementi conditio sine qua non anche per il rilancio economico, politico e sociale dell’intero Paese.
Tuttavia, rispetto ai sacrifici e agli impegni richiesti c’è, in modo sempre più crescente e consapevole, l’impressione negli operatori che da parte del Governo non vi sia la dovuta attenzione ai problemi che riguardano i lavoratori e lo stesso funzionamento del Comparto Sicurezza.
I drastici tagli che sono stati operati con la legge 122/2010, che per la prima volta hanno investito il Comparto Sicurezza non solo con le stesse modalità di tutti gli altri Comparti del Pubblico impiego ma anche in misura assai più drastica rispetto ai predetti, sono stati percepiti come la riprova che l’azione del Governo, al di la degli intendimenti e delle promesse, sia totalmente disattenta ai problemi degli operatori della sicurezza e alle esigenze degli stessi.
I precetti contenuti nell’articolo 9, comma 1 e 21 della predetta legge, che prevedono
1. Per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, ivi compreso il trattamento accessorio, previsto dai rispettivi ordinamenti delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi del comma 3 dell’articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, non può superare, in ogni caso, il trattamento ordinariamente spettante nell’anno 2010, al netto degli effetti derivanti da eventi straordinari della dinamica retributiva, ivi incluse le variazioni dipendenti da eventuali arretrati, conseguimento di funzioni diverse in corso d’anno, fermo in ogni caso quanto previsto dal comma 21, terzo e quarto periodo per le progressioni di carriera comunque denominate, maternità, malattia,
Pur comprendendo le difficoltà, generate da un quadro complessivo di grave crisi economica e finanziaria, i poliziotti fanno fatica a comprendere come mai, da parte del Governo, non vi sia la dovuta attenzione ai loro problemi e al rispetto degli impegni che ha assunto nei loro confronti, anche attraverso la predisposizione di appositi ordini del giorno approvati all’unanimità dal Parlamento.
Per questi motivi, al fine di scongiurare il sentimento e il convincimento, sempre più permeante che si sta affermando tra gli operatori del comparto sicurezza e difesa e cioè che la mancata approvazione dell’emendamento che modifica la portata dei citati commi 1 e 21 dell’art. 9 possa costituire un vero e proprio tradimento nei confronti di chi, ogni giorno, rischia la propria vita per salvaguardare la sicurezza e la democrazia del nostro Paese, siamo a richiedere un atto di coerenza ancorché di coraggio, nel dare attuazione agli impegni assunti nei vari ordini del giorno per ridare le condizioni minime necessarie al funzionamento del sistema sicurezza.
Signor Presidente e Signori Ministri, la previsione per ogni singolo poliziotto di non poter superare, negli anni 2011, 2012 e 2013, il trattamento economico complessivo ordinariamente spettante nell’anno 2010, comporta che eventuali servizi aggiuntivi quali l’ordine pubblico, il lavoro straordinario oppure le indennità statuite per legge relativamente a determinati tipi di impiego (servizio esterno, lavoro notturno, etc…) verrebbero non corrisposti qualora cumulando gli stessi con il trattamento economico fondamentale si avrebbe una somma superiore a quanto complessivamente percepito nel 2010. Ciò significa che ai poliziotti, oltre a tutti i sacrifici che già affrontano da tempo anche attraverso l’anticipo quotidiano dalle loro tasche dei soldi per garantire i servizi di missione (indagini di polizia giudiziaria per contrastare la criminalità organizzata, cattura latitanti, accompagnamento per espulsioni dei clandestini extracomunitari ect.), è chiesto anche di lavorare gratis.
Il rischio è quello di una paralisi del sistema sicurezza!
I poliziotti non possono ancora una volta essere umiliati ed offesi, costretti a rischiare la vita e di fatto a limitare l’azione delle funzioni che sono attribuite loro per legge, senza alcun rispetto per la loro funzione e la loro dignità.
Vi invitiamo, pertanto, ad un fattivo e concreto interessamento affinché si trovi l’auspicata e promessa soluzione alle problematiche enunciate, significando che i sindacati firmatari che si riconoscono nel “cartello” non lasceranno nulla di intentato per tutelare i diritti del personale delle Forze dell’Ordine e, di conseguenza, la sicurezza dei cittadini italiani.
In attesa di un cortese riscontro, inviamo cordialissimi saluti.

Roma, 27 gennaio 2011

LETTERA A BERLUSCONI, MARONI, BRUNETTA